Egitto: alle urne per la prima volta nell’era Al Sisi. In corsa, molte donne
di Simona Verrazzo («Il Venerdì», suppl. a «la Repubblica», 9 ottobre 2015)
Nell’Egitto delle prime elezioni da quando Abdel Fatah al Sisi è presidente, le donne che corrono per un seggio nell’Assemblea del popolo sono 308 su 5.420 candidati, il 5,6 per cento. A fornire i numeri è l’Alta commissione per le elezioni, che ha anche annunciato quali nomi e liste (in tutto nove) sono stati accettati per la prima fase del voto, il 18 ottobre, che vedrà coinvolti diversi governatorati tra cui quelli di Alessandria, Luxor, Mar Rosso e Giza.Il secondo turno è previsto il 22 novembre. Dopo oltre tre anni senza un Parlamento, l’Egitto torna alle urne a scegliere i propri rappresentanti. Entrambe le fasi sono a doppio turno, su base geografica, e il Parlamento che ne uscirà sarà monocamerale, a differenza di quello uscente. Tra le candidate, come indipendente, uno dei volti più noti è quello di Sama al Masri, ballerina, soubrette televisiva e attrice, una delle più famose danzatrici del ventre del Paese. Popolare e controversa, Sama, 37 anni, è a suo modo un simbolo della battaglia contro il tradizionalismo dei Fratelli musulmani, che hanno sempre considerato la danza del ventre come offensiva verso l’islam. Lei è riuscita a tenere testa alla Fratellanza e agli ancor più ortodossi salafiti: del novembre 2012 è il video in cui, con ironia, bacchetta l’allora presidente Mohamed Morsi, membro dei Fratelli musulmani eletto a giugno di quell’anno, accusandolo di non aver mantenuto le promosse fatte nel suo piano «i primi 100 giorni». Prima ancora, siamo nel marzo 2012, Sama era stata coinvolta in uno scandalo ben più grande, quando emerse che il marito, l’ex deputato salafita Anwar al Balkimy del Partito al Nour, era già sposato e lei non lo sapeva. Dei due, però, quello travolto è stato lui, che si è dovuto dimettere, anche per aver dichiarato di avere il volto bendato per l’aggressione di un avversario, mentre in realtà si era rifatto il naso. Dopo la bufera, Sama ha continuato a lavorare e provocare: è diventato virale il suo video dell’agosto 2013, all’indomani della deposizione di Morsi, in cui critica Barack Obama. E per non farsi mancare niente, l’anno scorso è stata arrestata per quattro giorni per aver aperto un canale tv, di satira politica, senza permessi: l’emittente si chiamava Feloul, come venivano indicati durante la rivoluzione del 2011 i sostenitori del vecchio regime di Hosni Mubarak. Ora c’è molta curiosità per sapere se verrà eletta in Parlamento, persino i più conservatori se lo chiedono, loro che mai avrebbero voluto vederla candidata.