(ilpost.it, 2 giugno 2020)
Washington, la capitale degli Stati Uniti, è una delle decine di città americane dove lunedì, per il settimo giorno consecutivo, si sono tenute manifestazioni di protesta per la morte di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso il 25 maggio a Minneapolis durante un arresto. Le persone che si erano raccolte intorno alla Casa Bianca sono state però disperse dalla polizia e dalla Guardia Nazionale, la principale forza militare di riservisti americana, per permettere al presidente Donald Trump di farsi fotografare davanti a una chiesa danneggiata domenica da un incendio.
È successo poco prima delle 19, l’orario di inizio del coprifuoco introdotto per limitare le violenze e i saccheggi legati alle proteste. Per allontanare i manifestanti presenti in Lafayette Square, il parco davanti alla Casa Bianca, la polizia ha prima avvisato le persone presenti di andarsene, poi ha usato gas lacrimogeno, granate stordenti e manganelli. In un video si vedono alcuni agenti usare la violenza anche contro un cameraman australiano che stava riprendendo la scena, e contro una giornalista che si trovava insieme a lui: episodi simili – violenze compiute contro i giornalisti dalle forze dell’ordine americane – si erano già visti nell’ultima settimana.
La chiesa episcopale che Trump ha visitato è la St. John’s Church, detta anche “chiesa dei presidenti” perché si trova quasi di fronte alla Casa Bianca, dall’altra parte di Lafayette Square, ed è sempre stata frequentata dai presidenti americani, dai tempi di James Madison (1809-1817). Domenica sera, durante le proteste, la chiesa era stata danneggiata da un incendio. Lunedì i collaboratori di Trump avevano commentato con parole molto dure i danni alla chiesa. Il New York Times aveva parlato con alcune persone vicine all’amministrazione e aveva scritto che era stato il capo della comunicazione della Casa Bianca, Hope Hicks, a organizzare la visita del presidente Trump alla chiesa. La visita è avvenuta dopo il discorso con cui Trump, dal giardino della Casa Bianca, aveva detto che avrebbe fatto intervenire l’esercito per sedare le proteste violente contro la morte di George Floyd se sindaci e governatori non fossero stati in grado di tenere la situazione sotto controllo.
Trump è uscito dai cancelli della Casa Bianca, a piedi, alle 19:01, insieme a sua figlia Ivanka e al marito di lei, Jared Kushner, entrambi consiglieri del presidente. Insieme a loro c’erano anche Hope Hicks e Kayleigh McEnany, portavoce della Casa Bianca. Trump indossava una mascherina, che poi si è tolto per le fotografie scattate davanti alla St. John’s Church. L’intera visita – che è stata più che altro un servizio fotografico – è durata circa 17 minuti. In alcune delle fotografie, si vede Trump mentre tiene una copia della Bibbia in mano. Un giornalista presente alla visita gli ha chiesto: «È la sua Bibbia?», e il presidente ha risposto: «È una Bibbia», e l’ha girata verso i giornalisti perché potessero vederla.
Mariann E. Budde, vescova della diocesi episcopale di Washington, ha assistito alla scena da lontano e ha detto che i religiosi non erano stati informati della visita del presidente. Budde ha criticato l’uso del gas lacrimogeno e delle granate stordenti per allontanare i manifestanti pacifici allo scopo di creare un percorso sicuro per il presidente. Budde ha anche fatto notare che Trump non ha pregato davanti alla chiesa e non ha citato né George Floyd né gli abusi subiti in generale dagli afroamericani da parte delle forze dell’ordine. La vescova ha anche accusato Trump di aver usato la Bibbia, un testo religioso, per scopi politici. Su Twitter la sindaca di Washington, Muriel Bowser, ha scritto che la polizia federale ha disperso la folla che manifestava pacificamente «ben 25 minuti prima dell’inizio del coprifuoco e senza che ci fossero state provocazioni» e ha detto che questa scelta renderà più difficile il lavoro dei poliziotti cittadini, commentandola con un: «Vergognoso!».