(ilpost.it, 6 agosto 2024)
Lunedì al Parlamento colombiano è stato presentato un disegno di legge che propone di vietare la vendita dei souvenir dedicati a Pablo Escobar, il narcotrafficante che tra gli anni Settanta e Ottanta fondò e diresse il cartello di Medellín, arrivando a controllare il mercato globale della cocaina. La proposta prevede di multare fino a 150 euro i negozianti che vendono oggetti che raffigurano Escobar o altri criminali, e consentirebbe alla polizia di fermare le persone che indossano magliette, cappelli o altri indumenti che potrebbero esaltare la cultura del narcotraffico.
Secondo alcuni parlamentari, l’eventuale entrata in vigore della legge avrebbe un’importanza essenzialmente simbolica, perché contribuirebbe a separare l’immagine della Colombia da quella di uno dei narcotrafficanti più violenti e potenti di sempre. Cristian Avendaño, il deputato che l’ha proposta, ha detto «non possiamo continuare a elogiare queste persone e comportarci come se i loro crimini fossero accettabili: ci sono altri modi in cui le aziende possono crescere e altri modi per vendere la Colombia al mondo».
La proposta è però fortemente avversata dalle associazioni di commercianti locali, e per una ragione molto pragmatica: negli ultimi cinquant’anni attorno alla figura di Escobar si è sviluppato un grande giro d’affari. È probabilmente il criminale più conosciuto e rappresentato di sempre, anche perché la sua vita è stata raccontata da decine di film, serie tv (tra cui una molto popolare in onda su Netflix, Narcos), libri e documentari.
L’enorme popolarità che Escobar ha tuttora in Colombia dipende anche dal fatto che, negli anni in cui dominò il narcotraffico mondiale, guadagnò una certa influenza politica. Alle elezioni parlamentari colombiane del 1982 Escobar riuscì a farsi eleggere deputato, e in quel periodo guadagnò molta popolarità e consenso costruendo case popolari, distribuendo denaro nelle baraccopoli di Medellín e facendo campagna elettorale insieme ai preti cattolici della zona.
A Bogotà, la Capitale del Paese, gli oggetti che mostrano il volto di Escobar, la sua carta d’identità o i suoi slogan più famosi (“plata o plomo”, “soldi o piombo”, è probabilmente l’esempio più celebre in questo senso) sono ovunque. E a Medellin, città natale di Escobar, le agenzie organizzano degli appositi tour guidati nei luoghi della sua infanzia: la casa di famiglia, la tomba, la prigione Catedral in cui fu detenuto e così via.
Insomma, per l’enorme influenza che ebbe e per i molti modi in cui è stata raccontata la sua vita, Escobar è ormai parte integrante della cultura pop colombiana, e i commercianti ritengono che vietare la vendita di oggetti che lo rappresentano sarebbe un danno economico. «Penso che sia una legge stupida», ha detto ad Associated Press Rafael Nieto, un ambulante di Bogotà che, tra le altre cose, vende magneti e magliette con il volto di Escobar. Nieto ha aggiunto che, in città, molti venditori hanno fondato le proprie attività sui souvenir dedicati a Escobar.
Un’altra venditrice ambulante che ha voluto restare anonima ha detto che, dal punto di vista della sua categoria, proporre questi oggetti ai turisti è normalissimo. «Quando fai il nostro lavoro, cerchi di vendere ciò che è più popolare», ha spiegato. «Ognuno ha le sue preferenze, e se ci sono persone a cui piace un assassino o un trafficante di droga, be’, è una loro scelta».
Per essere approvato, il disegno di legge dovrà superare quattro votazioni in Parlamento. Avendaño ha dichiarato che, dopo l’eventuale entrata in vigore, ci sarà un «periodo di transizione» in cui alcuni funzionari del governo incontreranno le associazioni dei commercianti e studieranno delle nuove modalità per «vendere la Colombia nel mondo».