La celebrità cinese che il regime ha cancellato da Internet

di Dario Ronzoni (linkiesta.it, 24 settembre 2021)

Se fosse per quello che si trova in Rete, Zhao Wei non sarebbe nemmeno esistita. Eppure, la 45enne attrice e regista cinese – una delle più celebri degli ultimi 20 anni – ha diretto film che hanno vinto premi, ha venduto milioni di dischi (è anche cantante) e su Weibo, il quasi-Twitter cinese, ha ammassato 86 milioni di follower. Con i suoi capitali, ha anche fatto importanti investimenti nei settori tecnologici e dello spettacolo. Senza nessuna spiegazione, il regime cinese ha deciso di cancellarla da Internet. Se la si cerca sui servizi di streaming, non compare. Le sue produzioni sono scomparse. Perfino i suoi riferimenti nelle pagine di Wikipedia (il corrispettivo cinese) non ci sono più.

Ph. Gian Mattia D’Alberto / LaPresse

Se, come spiega il Wall Street Journal, si cerca il nome del regista di So Young, quello che risulta è soltanto “––––”. La cancellazione dal Web di Zhao Wei è solo l’ultimo atto di una politica aggressiva decisa dal governo di Xi Jinping per riallineare gli artisti e fermare una cultura della celebrità considerata diseducativa. In generale, serve anche a far passare il messaggio più importante: non importa quanto successo o quanti soldi tu abbia nella vita, in Cina non esistono intoccabili. A turbare è l’assenza di spiegazioni, particolare strategico che spinge o spingerà gli altri a fare tutto con più cautela e, al contrario, a dimostrarsi molto più svelti ad approvare le politiche del governo. Se è vero che, come spiega al giornale americano Stanley Rosen, professore dell’Università della California del Sud specializzato in film e politica cinese, Zhao Wei «era l’emblema di tutto ciò che il Partito considera sbagliato in fatto di personaggi famosi», l’attacco ha riguardato anche altri nomi dello star system cinese, come Zheng Shuang, attrice colpita per una storia di evasione fiscale, o Zhang Zhehan, finito nel mirino per aver visitato un santuario giapponese sulla Seconda guerra mondiale. Un bando dalle scene, orchestrato con la collaborazione delle piattaforme di streaming e dei grandi broadcast.

Il caso di Zhao Wei, che sarebbe riapparsa in alcune immagini private in cui entrava in un centro di telefonia a Wuhu, dove abita, appare meno chiaro. La star, che grazie alla sua fama era diventata perfino uno strumento della diplomazia culturale di Pechino (era invitata a feste ed eventi, ed era stata presentata a una cena di Stato al presidente coreano nel 2013), era già stata criticata dai media di regime. Nel 2001 era apparsa fotografata in un magazine di moda con un vestito che ricordava la bandiera giapponese degli anni Quaranta. Si era dovuta poi scusare. Nel 2016 aveva impiegato, in un suo film, un attore con vedute poco ortodosse su Taiwan. Era stata costretta a licenziarlo. Nel 2017 lei e il marito sono stati sospesi per cinque anni dalla possibilità di scambiare titoli cinesi. L’accusa era di aver dato informazioni fuorvianti agli investitori, anche se entrambi si erano dichiarati innocenti. E adesso, la sparizione online. Tra le speculazioni avanzate dai netizen cinesi c’è il legame con Zhang Zhehan (l’attore era rappresentato da una agenzia che lei possedeva), oppure quello, più rischioso ancora, con Jack Ma, il fondatore di Alibaba, da cui deriverebbe anche gran parte della ricchezza della stessa Zhao Wei, che fu una delle prime azioniste del gigante dell’e-commerce. Al momento, il silenzio rimane la strategia di Pechino. E per tutti gli altri il segnale è chiaro: prudenza, sapete chi comanda qui.

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