La campagna elettorale per il governatore di Tokyo è stata più bizzarra del solito

Ph. Eugene Hoshiko / Ap

(ilpost.it, 7 luglio 2024)

Oggi in Giappone ci sono state le elezioni per scegliere il governatore della città metropolitana di Tokyo ed è stata rieletta per un terzo mandato la governatrice uscente Koike Yuriko, indipendente ma a lungo parlamentare e ministra con il Partito Liberaldemocratico. Adesso Koike dovrà gestire una delle regioni economicamente più importanti del Paese, dove vivono 14 milioni di persone e la cui amministrazione impiega 160mila lavoratori, con un bilancio annuale paragonabile a quello di una piccola nazione.

I candidati erano 56, il numero più alto di sempre e più che doppio rispetto ai 22 che si erano presentati all’ultima elezione, nel 2020. La maggior parte però aveva scarsissime possibilità di vittoria, e infatti non tutti hanno preso seriamente la loro candidatura: molti sono influencer o persone che per un motivo o per l’altro hanno deciso di candidarsi per ottenere un po’ di visibilità, anche perché le leggi giapponesi garantiscono ai candidati spazi in televisione e sui cartelloni elettorali.

Il più rappresentato è il Partito Collaborativo, più noto col nome precedente di Nhk, che è marginale nella politica nazionale ma ha comunque presentato 24 candidati come parte di una curiosa tattica per far parlare di sé e protestare contro alcune leggi in vigore in Giappone. Il Partito Nhk è una formazione populista di destra la cui proposta principale è abolire il canone per la televisione pubblica, la Nippon Hōsō Kyōkai, nota proprio con l’acronimo Nhk. Esiste dal 2013 ed è sempre rimasto piuttosto ai margini della politica giapponese: al momento non è formalmente rappresentato in Parlamento, ma nel 2023 due suoi ex membri che erano stati espulsi fondarono un nuovo gruppo parlamentare associato al partito.

Le leggi giapponesi impediscono ai candidati alle elezioni politiche e ai partiti di distribuire volantini, acquistare spot pubblicitari in televisione o promuovere contenuti pubblicitari on line. A ogni candidato viene però data la possibilità di fare un discorso di 6 minuti in televisione e di affiggere dei cartelloni elettorali negli spazi appositi, che a Tokyo sono circa 14mila. Presentando 24 candidati il partito Nhk si è garantito molti spazi per i cartelloni, ma non li sta usando per promuovere le proprie idee politiche, anzi: li sta affittando a chiunque sia interessato, con la conseguenza che alcuni spazi in teoria dedicati ai manifesti elettorali sono in realtà stati riempiti con cartelloni che non c’entrano nulla con la politica.

Alcuni spazi sono stati affittati da un sexy shop che ha affisso dei cartelloni promozionali a tema sessuale, ovviamente. Altri sono stati comprati da una persona ignota che ha messo dei poster con la foto di un gatto e messaggi di solidarietà a Katō Tomohiro, che nel 2008 uccise 7 persone e ne ferì 10 in un incrocio di Tokyo, e che venne condannato a morte per questo (la condanna venne eseguita nel 2022). Molti degli spazi del partito Nhk sono stati comprati da persone o influencer che vogliono semplicemente fare pubblicità ai propri profili social, o da persone che volevano fare una donazione al partito tramite il pagamento dell’affitto. Gli spazi che non sono stati comprati sono occupati da poster gialli con la faccia del fondatore del partito, Tachibana Takashi, o del suo cane.

Da un punto di vista economico, la strategia presenta sia dei costi sia dei benefici per il partito. Da una parte ci sta guadagnando, dato che il costo giornaliero per l’affitto di un tabellone parte dall’equivalente di 143 euro. Dall’altro lato, però, il partito ha sostenuto spese non indifferenti per avere diritto agli spazi: per registrare ogni candidato bisogna versare una cauzione equivalente a 17mila euro, che viene restituita solo se il candidato ottiene almeno il 10 per cento dei voti.

Il partito Nhk non è l’unico ad aver promosso cartelloni e iniziative bizzarre durante la campagna elettorale a Tokyo. I poster del candidato complottista Kurokawa Atsuhiko promuovono l’hashtag: «In campagna elettorale dalla prigione», dato che Kurokawa è stato arrestato ad aprile per aver interrotto il comizio di un avversario in un’altra elezione. La candidata Uchino Airi, invece, ha cominciato il suo discorso televisivo chiedendo se fosse sexy, si è tolta la camicia e ha chiesto agli spettatori di aggiungerla ai contatti su Line, un’app di messaggistica diffusa in Giappone. Il candidato Kawai Yusuke nel suo discorso televisivo si è travestito da Joker. In alcuni poster appare travestito dal protagonista del film The Mask e circondato da diverse donne: propone di legalizzare la poligamia per aumentare il tasso di natalità del Paese. Altri cartelloni sono stati rimossi dalla polizia: c’era sopra una donna nuda, coperta solo dalla faccia di Kawai.

Molte di queste candidature esprimono una certa insoddisfazione nei confronti del sistema democratico giapponese, dove dalla fine della Seconda guerra mondiale ha governato quasi esclusivamente il Partito Liberaldemocratico, di centrodestra, mentre i partiti di opposizione hanno avuto scarsissima influenza. Nishida Ryosuke, professore dell’Università Nihon specializzato nello studio dei media e della politica, ha detto ad Associated Press che «il motivo per cui alcune persone trovano queste performance divertenti è perché ritengono che i loro problemi non siano presi in considerazione dai politici o dai partiti esistenti». Le candidate con qualche reale possibilità di vittoria erano due. La favorita era la governatrice uscente. La sua avversaria principale era Saitō Renhō, conosciuta principalmente con il solo nome di battesimo Renhō, sostenuta da diversi partiti di centro e centrosinistra.

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