di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 31 marzo 2020)
Più che una borsa, un enigma da risolvere. Ma cosa ci sarà mai in quegli oggetti del desiderio sfoggiati da principesse, duchesse e regine? Chiedere non sarebbe buona creanza, ma tutto ciò che appare tra le mani delle donne delle famiglie reali sparse per il pianeta desta sempre e comunque un enorme interesse. Uno scudo, un vezzo, un mezzo per comunicare: le borse regali tutto sono tranne quelle appendici piene zeppe di roba, trascinate ogni giorno in lungo e in largo da donne reali come molte.Tra le borsette più celebri del reame c’è di sicuro quella della regina Elisabetta. È talmente noto l’uso che fa della sua Launer che forse lei e il suo staff si sono già inventati un altro codice tutto da scoprire. Un rossetto, un fazzoletto da naso, un paio di occhiali da vista e le caramelle: questo il contenuto della borsetta della sovrana, del resto – tipo un paio di guanti in più o ago e filo per un rammendo al volo – se ne occupano le sue assistenti. Ma se tutto si risolve in questi pochi articoli perché non privarsene mai, neanche quando si è in tenuta da gran sera? Per lanciare messaggi al suo entourage. Nel dizionario Elisabetta II – staff si legge che la borsetta sul tavolo a cena significa «liberi tutti nel giro di cinque minuti»; la borsetta sul pavimento equivale a «questa conversazione mi è venuta a noia, qualcuno faccia qualcosa»; pressoché sinonimo è il passaggio dall’avambraccio sinistro (dove di solito è ancorata) alla mano destra. In quest’ultimo caso un’assistente a salvarla arriva di sicuro.Anche Kate Middleton ha un rapporto particolare con le sue clutch. Spesso la si vede ritratta con questi piccoli scrigni tenuti da entrambe le mani. Stando alle parole dell’esperta di etichetta Myka Meier, sarebbe un modo per difendersi dalle strette di mano. In questo modo la duchessa di Cambridge, stringendo il griffatissimo accessorio, evita alcuni imbarazzi, come quello di non essere la prima a tendere la mano (secondo il protocollo il la lo deve dare il membro reale, non gli altri), sfoderando quindi il migliore dei suoi sorrisi. Per piccina che sia la borsa della duchessa, dentro non devono mancare delle salviette, uno specchietto, un fazzoletto di tessuto e un balsamo per labbra a cui si aggiunge, in caso di visita fuoriporta, una macchina fotografica.Nonostante le dimensioni anche le clutch di Diana Spencer erano degli schermi di difesa dagli occhi indiscreti, soprattutto quelli della stampa. Lo ha raccontato la designer Anya Hindmarch: «Ridevamo quando progettavamo insieme quelle che avevamo ribattezzato borse da décolleté [chiamate dalle due cleavage bag, N.d.R.], piccole pochette di raso con cui copriva la scollatura quando usciva dalle macchine» dice. In effetti, se pensiamo a Lady D, specialmente negli anni Novanta quando il guardaroba si era fatto indiscutibilmente più audace, ci viene subito in mente quella postura che diventava chicchissima non solo per la grazia ma anche per gli straordinari abbinamenti abito-borsetta.Chi invece si è buttata subito nella mischia con un’inaudita tracolla, pur non rompendo il protocollo, è Meghan Markle. La duchessa di Sussex, sarà perché viene da un altro mondo, è molto più fisica, quindi cerca di tenersi le mani libere, pronta per baci e abbracci (almeno prima dell’arrivo della pandemia). Per quanto anche lei, specie nelle occasioni di gala, possegga una ricca fornitura di clutch, tendenzialmente indossa borsette che alla bisogna, grazie a una tracolla nascosta oppure a un cinturino, le consentirebbero una maggiore libertà dei movimenti. Per Meghan, inoltre, oltre alla griffe c’è di più. Tutto quello che fa, così come quello che indossa, diventa un “manifesto”. La borsa pertanto diventa un’occasione per impegnarsi a favore dell’ambiente, per sostenere attività che garantiscono condizioni di lavoro etiche o per promuovere brand al femminile. Nelle occasioni informali, la vediamo spesso con una più umana tote bag appesa alla spalla. Un po’ una di noi, immaginiamo, in questa nuova vita losangelina, anche perché in effetti i prezzi delle sue borse da battaglia sono piuttosto pop.Chi invece della sua borsa ha fatto, più che un manifesto, un vero e proprio poster è Sarah Ferguson. Per anni infatti ha usato nella vita di tutti i giorni un paio di borse con la foto delle due sue adorate figlie, una di loro ragazze e una di loro bambine. Qualcosa di più di quelle che possiamo fare anche noi on line o dal foto-negoziante di fiducia, visto che a disegnarle è stata Anya Hindmarch, la stessa designer delle pochette di Lady D (nonché artefice della celebre I’m Not a Plastic Bag).Anche Beatrice di York comunica con le borse: ad Ascot nel 2018 ha sfoggiato un bauletto rosa di Pop and Suki decorato con la scritta in oro “Be Cool, Be Nice”, accennando alla campagna anti-bullismo da lei sostenuta l’anno precedente. La primogenita di Fergie, inoltre, dissemina di api i suoi accessori. Di quella borsetta di Gucci con cui è stata avvistata nell’autunno del 2018 non conta tanto la firma, quanto l’insetto che fa da chiusura. Bee, appunto, ape in inglese, ma soprattutto il nome con cui è coccolata in famiglia.