L’11 settembre di Steve Buscemi

di Giacomo Galanti (huffingtonpost.it, 21 marzo 2022)

Quando l’11 settembre 2001 le Torri Gemelle di New York vengono colpite da due aerei kamikaze e buttate giù provocando migliaia di morti, c’è un celebre attore che non rimane con le mani in mano. Forte del suo passato da vigile del fuoco, Steve Buscemi decide di unirsi ai suoi ex colleghi che stanno dando la vita per spegnere quell’inferno. Una storia che la star di Hollywood – attore per registi del calibro di Quentin Tarantino, i fratelli Coen e Jim Jarmusch – ha tenuto per sé per molto tempo. I primi a rendere pubblico l’atto di coraggio di Buscemi sono stati proprio i vigili del fuoco di New York in un post su Facebook del 2013.

The Brotherhood of Fire / Getty Images

Un lungo ringraziamento a corredo di una foto che mostra l’attore in servizio. Nel post si legge: «Il 12 settembre e per molti giorni a seguire, Steve lavorò per 12 ore insieme agli altri vigili del fuoco, scavando e controllando tra le macerie del World Trade Center alla ricerca di sopravvissuti. Esistono pochissime fotografie e nessuna intervista perché si rifiutò di farle. Non era lì per la pubblicità». Buscemi parlerà di quell’esperienza soltanto dopo 20 anni al podcast Wtf di Marc Maron. L’attore di Fargo ha spiegato che subito dopo aver avuto la notizia ha cominciato a chiamare i vigili del fuoco per ottenere informazioni e nessuno rispondeva. Saputo che ne mancavano 5, si è presentato alla compagnia Engine 55, con cui aveva lavorato da giovane. «Ho chiesto se potevo unirmi a loro. All’inizio erano un po’ sospettosi, ma da quel giorno ho lavorato con loro».

Quei giorni tra le macerie però l’attore li porterà sempre con sé. In particolare per uno stress post-traumatico di cui talvolta soffre ancora. «Ero depresso e ansioso. Non riuscivo a prendere nemmeno una decisione semplice. Tutte quelle cose che ho vissuto sono ancora con me. Ci sono momenti in cui parlo dell’11 settembre e sono ancora lì. Comincio a sentirmi soffocare e mi rendo conto che questa è ancora una grande parte di me».

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