di Alessio Esposito (reporternuovo.it, 8 luglio 2019)
Kyriakos Mitsotakis è il nuovo premier della Grecia. Il leader di Nea Dimokratia ha raccolto il 39,8% delle preferenze, battendo il partito di sinistra dell’ex premier Alexis Tsipras, Syriza, che ha ottenuto il 31,5%. Mitsotakis ha ricevuto oggi l’incarico dal presidente della Repubblica, Prokopis Pavlopoulos, giurando davanti al capo della Chiesa ortodossa greca Ieronimos II.
Fatto non di poco conto, se consideriamo che nel 2015 Tsipras rinunciò alla cerimonia tradizionale, optando per un semplice giuramento laico di fedeltà alla Repubblica. Il 51enne Mitsotakis non è semplicemente il volto del rigenerato centro-destra ellenico, ma è soprattutto diretta espressione di una delle dinastie politiche più influenti della storia moderna della Grecia. Il neo-premier è, infatti, figlio dell’ex primo ministro Konstantinos Mitsotakis, in carica dal ’90 al ’93, e fratello di Dora Bakoyannis, ex sindaco di Atene e poi ministro degli Esteri. Inoltre suo nipote Kostas Bakoyannis, il figlio di Dora, è il nuovo sindaco della capitale greca. Il curriculum di Mitsotakis, del resto, parla chiaro: studi ad Harvard e Stanford, un passato di consulente della McKinsey, ha fatto parte dell’ultimo governo conservatore in qualità di ministro per la Riforma amministrativa, con il compito di licenziare migliaia di dipendenti pubblici per soddisfare le richieste della Troika (Fmi, Bce, Commissione Ue). Mitsotakis ha conquistato gli elettori promettendo di porre fine all’austerity, mettendo al centro della sua agenda politica imprese e classe media, le più colpite dall’elevata pressione fiscale degli ultimi anni. Dopo la parentesi Tsipras, la Grecia ha scelto di riaffidarsi al vecchio establishment. Una virata verso la destra moderata (i neonazisti di Alba Dorata sono stati tagliati fuori dal Parlamento), in linea con una consolidata usanza politica ellenica, che da sempre privilegia la tradizione familiare per l’assegnazione delle poltrone più prestigiose.