di Alberto Mattioli (lastampa.it, 15 maggio 2018)
Oddio, ci risiamo. Il dibattito no! E di nuovo i tacchi, poi. Sarà che Cannes è, come diceva Nietzsche (non lo diceva a proposito del Festival che ai suoi tempi, beato lui, non esisteva, ma insomma il Konzept è questo), un eterno ritorno, ma per carità risparmiateci una nuova polemica sulle scarpe delle star, anzi sui loro tacchi.Tutta colpa di Kristen Stewart. Ieri sera, all’ennesima montée des marches, ed essendo in Giuria le tocca farla tutte le sere, la divina Kristen si è stufata del suo stiletto 12, o forse diffidava del tappeto rosso bagnato, e si è tolta le griffatissime scarpe per salire a piedi nudi i gradini più famosi del cinema. In sé, un gesto normale, anzi simpatico, da ragazzina. E poi, diciamolo, con le gambe che le ha fornito Madre Natura, mademoiselle Stewart può tranquillamente fare a meno di rialzarsi la statura. Però è subito scattato il ricordo della famigerata “querelle” del 2015, forse la ricordate (ma forse sì: di solito si ricordano le futilità e si dimenticano le cose importanti), quando a una signora fu vietato di salire le marches perché voleva farlo in sandali, peraltro, precisò, d’alta moda, preziosissimi e griffatissimi. Ne nacque un tipico putiferio cannense: proteste delle femministe (il piede è mio e lo gestisco io), obiezioni del Festival che impone dei dress code rigidissimi, smoking per i maschietti e abito da sera per le femminucce, sottili disquisizioni se l’abito da gran soirée possa abbinarsi anche con scarpe meno scomode, giubilo dei feticisti gratificati di abbondanti gallery di estremità femminili sui siti dei giornali, articolesse di moralisti che ricordavano come nel mondo ci fossero problemi più pressanti e via farneticando. Da allora, i piedi delle star sono osservati speciali. E già si rievoca il precedente, la montée des marches a piedi nudi di Julia Roberts nel ’16. I maligni dissero allora che non era paura di inciampare, ma una cortesia verso George Clooney, con lei sul red carpet, che ha notoriamente tutte le qualità del mondo, bello, buono, democratico, politicamente corretto, anti Trump, brizzolato il giusto, ma non è un gigante. Adesso temiamo, fortemente temiamo, che lo sconsiderato gesto di Stewart possa o dare adito all’emulazione (quindi non parlatene, come si fa con i suicidi) o rilanciare l’annoso e barboso dibattito sul protocollo del Festival, dal quale peraltro detto protocollo, più rigido della famosa etichetta spagnola della Corte di Vienna, uscirebbe comunque invariato. E poi, si parla e talvolta si blatera tanto di parità di genere: ma nessuno pensa agli uomini? Già per muoversi davvero bene in smoking bisogna possedere una classe non facilmente riscontrabile nella maggior parte dei componenti dell’ex sesso forte, con immediato effetto cameriere o pinguino. Ma poi si vedono taluni sventurati aggirarsi per il Festival e le sue immediate adiacenze in cravatta nera già nel primo pomeriggio, allorché una regola non scritta quindi ancor più sacrosanta prescrive che un vero gentiluomo non si impinguini mai prima delle 17 (non vi dico che dilemmi a Bayreuth, dove Wagner comincia alle 16…). Per fortuna la maggior parte delle star non ha alcuna voglia di rinunciare al tacco. Tanto che, informa l’instancabile Nice-Matin, ieri notte Naomi Campbell, Bella Hadid, Carla Bruni, Victoria Silvstedt, Paris Hilton e altre belle di minor notorietà hanno fatto una “course sur talons aiguilles pour l’égalité”, una corsa sui tacchi a spillo per l’uguaglianza. Dove si vede quanto sia facile rendere ridicola una causa giusta (ha sfilato anche Mario Balotelli, toh, chi si rivede, adesso in forza al Nizza. Lui senza tacchi, però…).