di Manuel Peruzzo (ilfoglio.it, 31 marzo 2022)
Fermi tutti: la soluzione della guerra in Ucraina è disegnata sulla facciata dell’Istituto Tecnico Industriale Righi di Fuorigrotta. Vladimir Putin ha elogiato il murale di Dostoevskij a Napoli disegnato dallo street artist Jorit in seguito alle giuste polemiche circa la russofobia italiana. Ormai è impossibile fare un’autocritica all’Occidente senza che venga strumentalizzata dalla propaganda: siano le lezioni universitarie sugli scrittori russi che vengono rimandate o la cancel culture contro J.K. Rowling. Putin ha parlato di “speranza”, “simpatia reciproca”, “cultura che unisce” e che mostra finalmente a tutti “la verità”. Dove con ciò intende che stiamo facendo alla Russia la stessa cosa che i nazisti hanno fatto alla “cultura anti-tedesca”.
E a dirlo è lui che mette le multe anti-propaganda gay, corregge col polonio il tè offerto ai dissidenti, fa arrestare gente che regge cartelli bianchi, e che parla di annientare una nazione che “non esiste”. Le posizioni libertarie di Putin sono credibili quanto lo sarebbe chiamare i gulag di Stalin dei “viaggi all inclusive in Siberia”. Jorit è forse un aspirante Banksy napoletano che però politicamente somiglia più a una via di mezzo tra chef Rubio e Manuel Fantoni, l’incontro tra no global e mitomania. Ha commentato così: «È mai possibile che sono riuscito a fare più io, semplice cittadino, per la pace con un murale che il nostro governo?». Prego? Avvisate Zelensky che può tornare a casa. Macron sarà sollevato dal non dover più sentire al telefono Putin: da oggi sempre in modalità aereo. Si capisce, non capita tutti i giorni d’essere citati da Putin: guarda mamma sono in bocca a un dittatore che mi sta usando per allentare le sanzioni al proprio Paese. Chi non sarebbe orgoglioso?
Jorit fa quello che facciamo tutti per vincere la competizione dell’attenzione, pubblicare contenuti tiracuori, dall’operaia Luana a Pasolini, trovando il tempo di farsi arrestare a Betlemme mentre disegnava Ahed Tamimi, la 17enne diventata il simbolo della resistenza palestinese (incredibile non sia riuscito a portare la pace anche lì, forse perché lo hanno interrotto). Come spesso accade a questi artisti formatisi con la cultura politica da centro sociale, dice scemenze. Scrive: «Mi sorge il dubbio, ma se Putin “si apre” all’Occidente con un semplice murale, cosa farebbe in caso di proposte serie di cessate il fuoco? Ma non è che in fondo in fondo ai nostri leader questa guerra fa quasi comodo?». Putin vorrebbe tanto il cessate il fuoco, lo dimostra l’apertura verso l’arte, non è cattivo come lo disegniamo noi. Se Mario Draghi volesse veramente il cessate il fuoco, e non se la cavasse bene girando con la bomboletta e la felpa col cappuccio, la soluzione per fermare il conflitto gliela offre Jorit. E non è certo inviare agli ucraini i missili Javelin e Stinger per difendersi dagli attacchi ma offrire a Putin «’nu cafè», per «levà ’a frasca ’a miezo». Gradisce anche un limoncello?