di Adalgisa Marrocco (huffingtonpost.it, 19 ottobre 2021)
Nelle declinazioni dell’impegno collettivo che il contemporaneo offre, l’attivismo da reality show mancava all’appello. Jo Squillo ce lo ha donato. La cantante e conduttrice ha mostrato che “siamo concorrenti, oltre le ore passate a prender polvere sul divano in prima serata c’è di più”, così durante il Grande Fratello Vip ha già fatto sfoggio del suo fervore civile. In più di un’occasione. Per comprendere il fenomeno, partiamo dall’inizio. Jo, da sempre vicina alla comunità Lgbt, ha deciso di accompagnare il suo ingresso nella casa presentandosi sulla passerella avvolta in una bandiera rainbow. Solo qualche giorno dopo, ci ha tenuto a mostrarsi completamente coperta da un niqab durante la prima serata del reality show per esprimere solidarietà alle donne afghane.
«Anche in un momento così, di gioia e di leggerezza, noi donne, e anche gli uomini, non possiamo dimenticare e creare degli atti di solidarietà per le sorelle di Kabul», ha spiegato l’attivista da Gf. E già «creare degli atti di solidarietà» dovrebbe dirla lunga sull’idea creativo-performativa che Jo Squillo ha dell’attivismo. Qualcuno, all’inizio degli anni Duemila definì “artivismo” una modalità espressiva e operativa ben strutturata: ad avercene, per farla breve. Ma oggi con “attivismo performativo” tutt’al più si definisce l’attività con cui influencer o personalità sostengono le istanze del momento sul web, al pari di una tendenza. Il tempo di uno scatto. O di un’inquadratura, come può accadere in un reality, proprio come è accaduto alla combattiva concorrente. Incassati gli applausi, un «brava» da un partecipe Alfonso Signorini in studio, e dopo aver ricevuto il supporto dei coinquilini alzatisi in piedi nella casa, la protesta/creazione di Jo Squillo è terminata in un paio di minuti. Da lì, la conversazione ha preso una piega che è stata oggetto di numerose critiche da parte degli utenti di Twitter. «Però adesso, Jo, puoi anche togliertelo. Mica posso vederti tutta la puntata così. Voglio dire, mi fai anche una certa impressione», ha detto Signorini riferendosi al niqab. E la concorrente, prima di correre a cambiarsi d’abito: «Ma come fanno a vivere così».
Ma questo è solo il Capitolo I: in questi giorni, infatti, la concorrente è riuscita a scomodare perfino il Ministero degli Esteri con uno sciopero della fame per sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica rispetto al caso dell’italiano Chico Forti, detenuto dal 2000 negli Stati Uniti dove sta scontando una condanna all’ergastolo per omicidio. La decisione dell’artista è giunta dopo una richiesta di aggiornamenti sulla vicenda durante l’ultima puntata del programma. A leggere la nota della Farnesina sullo stato della richiesta di estradizione in Italia di Forti è stato il conduttore, Alfonso Signorini: «La Farnesina continua a perseguire con il massimo impegno – in particolare attraverso l’Ambasciata a Washington – ogni possibile canale che possa condurre prima possibile ad una soluzione di questa triste e difficile vicenda. Proprio in questi giorni si stanno intrecciando dei contatti ad alto livello che dovrebbero portare a dei chiarimenti in grado di favorire il trasferimento in Italia di Chico». Ma per la concorrente e il conduttore anche una lettera inviata dallo stesso Chico Forti, informato dell’interessamento dimostrato dalla concorrente del Gf Vip. Una missiva che, al di là delle ironie sull’attivismo da reality show finora snocciolate, va letta. E, se letta, commuove. Inevitabilmente.
«Tu e Jo siete mia fenice mediatica», scrive l’uomo rivolgendosi a Signorini e Squillo. Poi la missiva prosegue indirizzata solo alla cantante e conduttrice: «Grande sorella, il tuo annuncio, o meglio la tua richiesta d’informazioni su come proceda l’iter del mio rientro, ha fatto breccia nella corazza che 22 anni hanno formato: una scintilla nelle braci della mia emotività. Vicina all’alba, quando eravate in pochi. Al tramonto sei ancora accanto a me, affiancata da milioni d’italiani… È tempo di osservare la luna, di chiederle un passaggio su quel carro immaginario che gli antichi egizi credevano riportasse un sole stanco alla stazione di partenza… I tuoi j’accuse fanno emergere empatia in quella Italia che non conosce nord o sud, ricchi o poveri, uomini o donne e, tantomeno, ideologie politiche. L’Italia unita che sa far fronte a prevaricazioni ed ingiustizie a bilanciare il peso di queste catene. L’onda tricolore di spontanea solidarietà». «Come personaggio e come amica, insieme ai milioni di telespettatori del Grande Fratello, mi hai ridato la voce con le corde vocali recise» scrive ancora Forti. «Ti saluto con un pugno di parole di Elie Wiesel che, come Ghandi e Mandela, è un indiscusso paladino della libertà… Un pugno che senza colpire, immancabilmente, riesce ad avere un effetto positivamente devastante nel cuore di chi ascolta. “L’opposto di amore non è odio, è indifferenza; l’opposto dell’arte non è il brutto, è l’indifferenza; l’opposto della fede non è eresia, è indifferenza; e l’opposto della vita non è la morte, è l’indifferenza”. Tuo fratello dall’altro lato dell’Oceano, che non ha mai smesso di sognare… Chico».