di Maria Luisa Tagariello (vanityfair.it, 21 maggio 2020)
Se l’aggettivo “iconico”, oggi, ci sembra abusato, difficilmente saremmo in grado di trovarne uno più appropriato per raccontare lo stile di Jackie Kennedy. Ci sarà quindi perdonato, con una certa indulgenza, l’uso (e l’abuso) di una parola spesso elargita con troppa generosità, ma che risulta quanto mai calzante per descrivere tanto il tailleur bouclé della first lady quanto i pantaloni Capri della moglie dell’armatore greco.Nata Jacqueline Lee Bouvier da una famiglia dell’alta società newyorchese, Jackie era destinata a diventare una socialite o, potremmo dire, un’influencer ante litteram. A riconoscerla bastano il suo bob vaporoso con le punte all’insù, creato nel 1961 da Kenneth Battelle, il parrucchiere newyorchese più in voga dell’epoca, e il tailleur – soprattutto il tristemente noto taglio Chanel rosa che indossava il giorno dell’assassinio del marito John Fitzgerald Kennedy.
Ma a riconoscerla bastano, anche, i pantaloni Capri e i maxi-occhiali da Sole. Perché Jackie di vite ne ha vissute tante, tutte contraddistinte da look ugualmente iconici, e nel corso di tutte ha sempre sfoggiato – insieme a uno stile impeccabile, osservato, emulato, giudicato – un innato savoir-faire, prerogativa indispensabile di ogni icona di stile, e una straordinaria capacità di stare sotto i riflettori con disinvoltura, nonostante tutto. Protagonista delle cronache, perseguitata dai paparazzi (è nota la sua causa con il fotografo Ron Galella), Jackie, come ogni influencer che si rispetti, fu amata, ma anche aspramente criticata. Il suo amore per l’haute-couture francese non era considerato appropriato per una first lady a stelle e strisce. Ad aiutarla fu il suocero, Joseph Kennedy (insospettabile consigliere in questioni di stile), che la mise in contatto con lo stilista americano Oleg Cassini: a lui si devono più di trecento abiti confezionati su misura per lei.
Negli anni Sessanta, accanto al presidente Kennedy, la ricordiamo con tubini dai colori pastello e completi accessoriati con cappellini e borsette in coordinato, come voleva la moda dell’epoca, i guanti bianchi e gli immancabili tre giri di perle. Nei Settanta, in vacanza in Italia, sulla costiera amalfitana, o in Grecia, a Skorpios (l’isola privata del secondo marito Aristotele Onassis), la ammiriamo con sandali rasoterra, fazzoletti che le tengono in ordine i capelli, e sulla spalla la mitica Jackie O, la hobo bag di Gucci ribattezzata proprio in suo onore. È questo lo stile, minimale e chic, noto nel mondo proprio grazie a Jackie come “stile Capri”, che tutte noi in un momento o l’altro della vita abbiamo provato (e forse in parte siamo riuscite) a replicare. Non è possibile infatti indossare un paio di pantaloni a sigaretta tagliati alla caviglia senza pensare a Jackie che, insieme ai figli e alla sorella Lee Radziwill, si aggira per le strade dell’amata isola. È quindi lecito definire, ancora una volta, iconico lo sfaccettato “Jackie style”.