di Carlo Renda (huffingtonpost.it, 8 novembre 2024)
Un’epopea della vita di Xi Zhongxun, figlio di contadini della Cina Nord-Occidentale diventato un rivoluzionario comunista e un alto dirigente del Partito, nonché padre di Xi Jinping, presidente plenipotenziario della Repubblica popolare cinese dal 2013 fino a quando vorrà. È la serie tv Time in the Northwest, finanziata dal Dipartimento centrale di propaganda del Partito comunista cinese (Pcc), in onda sulla Cctv, la televisione di Stato cinese, in 39 episodi, per raccontare 25 anni di esistenza di un cinese esemplare e, nelle intenzioni, «esaltare i sentimenti rivoluzionari della vecchia generazione».
Una vita obiettivamente fuori dall’ordinario, quella di Xi Zhongxun. Classe 1913, era figlio di proprietari terrieri nello Shaanxi ma rimase orfano da adolescente. Si unì presto alla Lega della Gioventù comunista cinese e partecipò alle proteste studentesche del 1928, durante le quali venne incarcerato. Fu in prigione che si affiliò al Pcc. Sono anni di lotta politica, di carcere, di organizzazione del Partito nel Nord-Ovest.
La base della guerriglia di Xi Zhongxun nel Nord-Ovest diede perfino rifugio a Mao Zedong e ai suoi, permettendo di realizzare la Lunga Marcia. Da allora si dice che «l’area di base rivoluzionaria del Nord-Ovest salvò il centro del Partito e il centro del Partito salvò i rivoluzionari del Nord-Ovest». Sullo sfondo della guerra civile cinese, quando comunisti e nazionalisti si sfidarono per prendere il controllo del Paese dopo la Seconda guerra mondiale, Xi Zhongxun emerse dalla sua realtà rurale con una sfolgorante carriera politica, contribuendo all’affermazione del Partito comunista nelle province dello Shaanxi e del Gansu e poi scalando le élite fino a diventare capo del Dipartimento di propaganda (1952), membro del Comitato centrale (1956), vicepremier cinese (1959) al fianco di Zhou Enlai.
La serie tv – accompagnata dalle recensioni entusiastiche sulle piattaforme sociali cinesi, controllate parola per parola dalla censura nazionale – rientra in un progetto di produzioni che puntano alla glorificazione della storia militare del Partito comunista cinese. Secondo un articolo pubblicato dalla Cctv, si tratta del «primo capolavoro epico che presenta una visione panoramica della magnifica storia della rivoluzione del Nord-Ovest».
Nel primo episodio, Xi Zhongxun litiga con il preside della scuola. Il suo nome è Wei Hai. Un modo per minimizzare quanto sarebbe accaduto nella vita reale – almeno secondo la biografia che sta completando Joseph Torigian dell’Hoover History Lab della Stanford University, che parla con il Guardian –, secondo cui in realtà venne incarcerato per aver complottato per uccidere Wei. Time in Northwest si ferma al 1952, appena un anno prima della nascita di Xi Jinping e soprattutto ben prima che Xi Zhongxun finisse nella polvere, preso di mira dalla repressione di Mao.
La colpa era quella di aver sostenuto un romanzo – la biografia di Liu Zhidan, scritta da Li Jiantong – considerato da Mao un tentativo segreto di riscrivere la storia del Partito comunista. Negli anni Sessanta e Settanta, per sedici anni, Xi Zhongxun fu messo ai margini, purgato, incarcerato; solo dopo la fine della Rivoluzione Culturale venne poi pienamente riabilitato. Nel necrologio ufficiale, nel 2002, di lui si parla come di «un eccezionale rivoluzionario proletario», «un grande soldato comunista» e «uno dei principali fondatori e leader delle basi d’appoggio rivoluzionarie nella regione di confine tra Shaanxi e Gansu».
Tutto questo spiega perché per Xi Jinping la questione del controllo della storia del Partito sia da sempre centrale. Già nel suo primo discorso, il presidente avvertì che il crollo dell’Urss causato dal «nichilismo storico» era un monito per la Cina, ma sono costanti i richiami alla necessità di nutrire la storia e il presente del Partito, d’instillare nelle giovani generazioni il fervore rivoluzionario dei loro padri. In un celebre articolo sul quotidiano del Partito, Xi Jinping si rivolse direttamente ai giovani invitandoli all’obbedienza e alla sofferenza, al lavoro duro, se necessario anche nei campi, al mettersi a disposizione del loro Paese.
Parole contro i tangping, la generazione dei giovani sdraiati, esplosa con la pandemia, per dirla con la Treccani coloro che «manifestano apertamente un disinteresse nei confronti della tradizionale corsa al successo e all’ambizione professionale, incarnando un modo di vivere che si discosta radicalmente dalle aspettative sociali prevalenti»; e contro i neijuan, la generazione degli involuti, un nuovo termine entrato nel lessico popolare per descrivere i lavoratori travolti dai sentimenti di esaurimento, noia, disperazione, disinteresse. «Parte dell’idea del modello di Xi è che questa generazione debba prendere il testimone dalla generazione precedente» spiega Torigian al Guardian, «e un modo specifico e concreto per farlo è mostrare come Xi Jinping abbia raccolto il testimone da suo padre».