di Conor Friedersdorf («The Atlantic» / internazionale.it, 4 gennaio 2018)
Prima del 2017 sarebbe stato impensabile che un presidente usasse Twitter per schernire una potenza nucleare. Eppure pochi giorni fa Donald Trump, la cui impulsività già in passato ha contribuito al fallimento di due matrimoni e alla bancarotta di numerose attività, si è lanciato in una gara di sbruffoneria geopolitica con la Corea del Nord.Sacrificando i benefici di una ponderata trattativa diplomatica per saziare i suoi impulsi e la sua sete di attenzione.
North Korean Leader Kim Jong Un just stated that the “Nuclear Button is on his desk at all times.” Will someone from his depleted and food starved regime please inform him that I too have a Nuclear Button, but it is a much bigger & more powerful one than his, and my Button works!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump)
Questo potrebbe essere il tweet più irresponsabile della Storia. Il giornalista Julian Sanchez ha mostrato il migliore scenario possibile: “La buona notizia è che gli altri Paesi non lo prenderanno troppo sul serio perché sanno che Trump è un uomo piccolo che gonfia il petto per sentirsi potente. Ma c’è anche una cattiva notizia: se volessimo far capire che facciamo sul serio non avremmo più strumenti retorici”. Probabilmente saranno queste le conseguenze negative della bravata di Trump. Ma possiamo davvero escludere che questo attacco superfluo degeneri in una guerra? P.J. Vogt, di Gimlet Media, ha posto una domanda importante: “Cosa faresti se fossi l’inventore di Twitter?”. Personalmente espellerei Trump immediatamente. E anche tutti gli altri leader mondiali. A questo punto ci sono una serie di verità innegabili: Twitter è stato progettato per eliminare le barriere di comunicazione e incoraggiare commenti impulsivi e improvvisi – in questo senso la piattaforma ha avuto un successo enorme; alimenta costantemente conflitti superflui; un numero infinito di persone che lo usano scrive abitualmente frasi avventate. Queste caratteristiche rendono la piattaforma inadatta per la comunicazione tra capi di Stato. Per la maggior parte di noi, le conseguenze di un tweet sconsiderato sono trascurabili. I benefici di questo tipo di comunicazione sono superiori rispetto ai costi. La filosofia “crediamo che chiunque dovrebbe avere la possibilità di creare e condividere idee e informazioni istantaneamente, senza barriere” è estremamente condivisibile. Ma la verità è che i capi di Stato non dovrebbero avere la possibilità di condividere istantaneamente i loro pensieri. La portata delle loro dichiarazioni dovrebbe costituire una barriera che li spinge a ponderare attentamente ogni parola, valutandone le conseguenze immediate su miliardi di persone. In passato è capitato più volte che un leader abbia provocato un genocidio solo a causa delle sue parole. Una frase sbagliata su una guerra nucleare potrebbe mettere fine alla civiltà umana. Il fatto che i leader mondiali possano twittare non dà all’umanità alcun beneficio paragonabile ai rischi che la cosa fa correre. Trump sostiene di aver bisogno di Twitter per raggiungere i suoi elettori, ma è una tesi che non ha senso. La maggior parte dei sostenitori di Trump non ha un profilo su Twitter. Tra l’altro qualsiasi leader mondiale, incluso Trump, può semplicemente apparire in tv o alla radio quando gli pare e piace. Ronald Reagan e George W. Bush erano entrambi convinti che i mezzi d’informazione li trattassero male e fossero prevenuti nei loro confronti, ma nessuno dei due ha avuto alcun problema a raggiungere le persone. La verità è che Trump ama essere impulsivo. Tuttavia, a prescindere dall’opinione che si ha di lui, dovremmo tutti condividere il desiderio che il presidente degli Stati Uniti (e tutti gli altri leader delle potenze nucleari) rifletta attentamente prima di parlare. Certo, nelle sue apparizioni in tv, alla radio, su Facebook e ai raduni politici, Trump non si è mostrato all’altezza del suo ruolo, ma bisogna essere ciechi per non accorgersi che Twitter è la piattaforma dove il presidente americano si mostra più infantile, incostante, imprevedibile e instabile, anche a causa delle caratteristiche del sito. Oggi Trump è l’utente più dannoso di Twitter, ma presto il suo esempio potrebbe essere seguito da altri. Bandire i leader mondiali da Twitter potrebbe danneggiarli, ma sarebbe una grande vittoria per l’umanità, con benefici enormi a fronte di costi minimi. Nel caso specifico di Trump, tra l’altro, appare assurdo che gli sia consentito di continuare a twittare. Oggi Twitter espelle persone con migliaia di follower per scongiurare i danni degli abusi online, ma niente fa davanti a un presidente che provoca un dittatore che dispone di un arsenale capace di sterminare milioni di persone nel giro di pochi minuti in caso di scoppio di una guerra. Tra le regole di Twitter è compreso il divieto di “inviare minacce di violenza”. Twitter avrebbe dunque tutte le ragioni per sottolineare che la piattaforma non è il luogo adatto per tweet come quelli di Trump (che costituiscono evidenti minacce di violenza), considerando i punti di forza e i limiti del sito. Secondo un recente sondaggio di YouGov per l’Economist, solo il 26% degli intervistati pensa che il modo in cui Trump usa Twitter sia appropriato, mentre il 59% lo ritiene inadeguato. Twitter dovrebbe dare alle persone quello che le persone vogliono e bandire la più potente figura politica del mondo. Se non intende farlo, almeno dovrebbe chiarire davanti all’opinione pubblica, prima che arrivi una catastrofe, se davvero intende permettere a Trump di scrivere qualsiasi cosa. Se non è così, qual è la linea da non oltrepassare?