di Isabella Maselli (ansa.it, 13 febbraio 2022)
Un tuffo nella Storia dell’arte, nella tradizione tardomedievale che vedeva i committenti delle opere ritratti tra i santi sulle opere religiose, spesso in ginocchio in un angolo in basso. A Canosa di Puglia, nel grande dipinto ad olio su tela (260 cm x 161 cm) dedicato a San Sabino e donato alla Cattedrale nel giorno della festa patronale, la raffigurazione di uno dei committenti, definita dal MoVimento 5 Stelle cittadino «grottesca e imbarazzante», ha suscitato ironia social e soprattutto polemiche. Sotto le immagini del patrono e dell’amico San Benedetto c’era, con il volto in parte coperto da una mascherina chirurgica rappresentativa del momento di pandemia che il mondo sta vivendo, la raffigurazione di Sergio Fontana, presidente di Confindustria Puglia nonché presidente della Fondazione Archeologica Canosina, che ha finanziato l’opera intitolata Savinus vir dei dell’artista Giuseppe Antonio Lomuscio.
Un dettaglio che non è sfuggito e che ha sollevato l’ilarità di qualcuno e l’irritazione di altri, con i tre rappresentanti del Comune di Canosa di Puglia che hanno rassegnato le proprie dimissioni dal consiglio di amministrazione della Fondazione. E così, dopo due giorni, il quadro è stato rimosso. La tela era stata scoperta al termine della cerimonia solenne che si è tenuta il 9 febbraio scorso in Cattedrale, alla presenza delle massime autorità civili e religiose, compreso lo stesso Fontana. In poche ore la Rete è stata inondata di post e commenti che hanno portato lo stesso artista a chiarire la vicenda. «Rivendico la piena autonomia nelle mie scelte interpretative», ha subito spiegato Lomuscio, precisando come Fontana e il parroco della Cattedrale, don Felice Bacco, anche lui raffigurato nel dipinto, «nel corso della lavorazione mi avessero espressamente chiesto di non essere ritratti». La giustificazione non è bastata a placare le polemiche.
Il sindaco Roberto Morra ci ha tenuto a ricordare che «l’opera è costata alla Fondazione 20mila euro» e che «la Fondazione vive grazie ai finanziamenti del Comune di Canosa di Puglia, della Regione Puglia e della Bcc di Canosa», ritenendo che «il denaro di provenienza pubblica debba essere utilizzato per il perseguimento dei fini propri statutari dell’ente evitando di lasciare spazio alle autocelebrazioni». Meno di 48 ore dopo, come comunicato dagli stessi Fontana e don Felice Bacco, il quadro è stato riconsegnato all’artista, il quale «ha manifestato la disponibilità a rivedere l’opera in modo da sgombrare il campo da qualsiasi strumentalizzazione».