“Il portavoce” diventa un film

di Andrea Minuz (ilfoglio.it, 9 luglio 2021)

C’è solo un modo, in Italia, per togliersi il peso di aver partecipato a un reality: darsi al cinema. Il povero Pietro Taricone e Luca Argentero diventarono attori grazie al Grande Fratello, Rocco Casalino diventerà un film. Nel grand tour delle interviste organizzate per l’uscita del suo libro autobiografico, Il portavoce, tornava sempre l’odioso riferimento a quella prima edizione del GF e lui andava su tutte le furie. Evidentemente l’ascesa politica non era bastata. Ci vuole il cinema, avrà pensato Rocco. Eccolo dunque pronto a riannodarsi a tutta la gloriosa tradizione del nostro film civile, Rosi, Petri, Damiani, Casalino.

C’era una volta Il portaborse con Nanni Moretti, ci sarà Il portavoce di Rocco Casalino. Potrebbe anzi essere un sequel perfetto del film di Daniele Luchetti: figura emblematica della Casta, il “portaborse” diventa personaggio televisivo, quindi spin doctor, quindi portavoce di Palazzo Chigi, eroe di un nuovo mondo liberato dalla Casta. Che il libro di Casalino fosse destinato a diventare un film si era già capito dalla copertina, un omaggio dichiarato alla grafica di House of Cards. E chi meglio di Kevin Spacey per interpretare Rocco? Fossi il suo agente non ci penserei due volte. Dopo le accuse di abusi e molestie sessuali, Casalino è il ruolo perfetto per il grande ritorno e la riabilitazione dell’attore americano, roba da Oscar, come Dustin Hoffman in Rain Man o Tom Hanks in Philadelphia (Kevin Spacey peraltro è già pronto: sta girando proprio in questi giorni a Torino un film con Franco Nero).

Tutta la parte in Germania, col dramma dell’immigrazione italiana e del padre violento, andrà rifatta in salsa neorealista, magari in bianco e nero (modelli: I magliari con Alberto Sordi, Pane e cioccolata con Nino Manfredi cameriere in Svizzera). Poi la Facoltà di Ingegneria, il provino al Grande Fratello, la tv, il giornalismo, la scalata nel Movimento, tutto un bildungsroman che racconta la crescita anche interiore di Rocco (“ama uomini e donne, seduce e si lascia amare, avido di sentimenti veri”, sta scritto nel libro). Poi il Potere, il Palazzo, la stanza dei bottoni. Una storia di successo, di riscatto, di sfrenata mitomania italiana. Per provare a battere Beppe Grillo nel suo grande punto debole: l’esser stato veramente cane al cinema.

Spread the love