Un docu-film ripercorre le tappe del pontefice attraverso le storie delle fotografie fatte con lui
di Renato Franco («Corriere della Sera», 30 dicembre 2016)
«Se non c’è Gesù è come se non ci fosse campo». Le doti da comunicatore di Papa Francesco sono immerse nel tempo in cui vive, così il paragone tra il «campo» del cellulare — dove il segnale prende oppure non c’è — e la presenza o meno di Gesù fotografa in un’immagine il messaggio che vuole mandare.Un Papa che supera i muri, oltrepassa le barriere, esce dagli schemi. Così il modo di raccontarlo può anche diventare una nuova sfida. Un selfie con il Papa – Il Papa raccontato da voi (in onda domenica 1° gennaio 2017 alle 21 su Rai3) racconta Francesco attraverso le storie di chi si è fotografato con lui, a partire dal selfie, l’autoscatto che è l’emblema vanesio di questi tempi in cui il panorama siamo noi, la malattia social del XXI secolo. Un film documentario che ripercorre la storia del pontefice — il primo gesuita a essere nominato Papa, il primo proveniente dal continente americano — che ha cancellato, sin dal suo indimenticabile «buonasera» pronunciato in piazza San Pietro la sera del 13 marzo 2013, qualsiasi distanza tra sé e i fedeli. Un selfie con il Papa è prodotto da FremantleMedia Italia e curato da Lamberto Ciabatti e Michele Truglio, che spiega: «È un progetto difficile e sperimentale che non ha grandi precedenti. Penso a Italy in a Day di Salvatores, costruito sui filmati inviati da persone comuni che raccontavano una giornata ordinaria e particolare, per tutti il 26 ottobre 2013. O a Springsteen & I, ovvero Bruce raccontato attraverso gli occhi dei suoi fan in tutto il mondo. Questo Papa non è un personaggio comune, è un comunicatore splendido, ogni giorno inventa qualcosa di nuovo. Così abbiamo aperto un sito per farci mandare contributi video e fotografie che lo avevano come protagonista. Materiali che sono diventati il cuore di questo film. Abbiamo selezionato i documenti ed è stato un po’ come fare il casting di un programma, abbiamo tenuto quelli più significativi e abbiamo contattato le persone per farci raccontare la storia di quella foto, di quel momento, di quello scatto». A partire dal primo selfie, quello che tre 15enni — Riccardo, Guglielmo e Martina — ebbero l’ardire di chiedere nell’agosto del 2013, un’immagine postata su Facebook che fece il giro del mondo. Ma c’è anche la visita a sorpresa del pontefice in un reparto di patologie neonatali e il saluto ad Antonella, madre preoccupata per i gemelli prematuri appena nati. Il viaggio ad Amatrice senza scorta e senza avvisare nessuno per essere vicino alle popolazioni colpite dal terremoto. Il racconto di Bebe Vio, la campionessa paralimpica di fioretto, che parla anche del suo rapporto con la fede. Vincenzo che regala uno zucchetto al Papa e riceve in cambio quello indossato dal pontefice. «È un materiale poliforme — riprende Truglio — che ci permette di raccontare un personaggio così in un modo diverso e originale, non attraverso la solita agiografia che ripercorre le tappe di una vita, ma attraverso appuntamenti ufficiali e bergogliate, come chiamano le sue iniziative improvvise e spiazzanti. Per questo è un Papa amato da moltissimi, anche da chi non si è mai avvicinato alla Chiesa. Ha aperto una nuova prospettiva ed è riuscito a riavvicinare fedeli se non annoiati di certo ormai tiepidi. Un Papa meno formale e più comunicativo, finalmente moderno in un mondo per tradizione conservatore».