(ilpost.it, 12 gennaio 2023)
Il fascio littorio, il simbolo che diede il nome al fascismo e che rappresenta un insieme di bastoni di legno legati insieme da una striscia di cuoio intorno a un’ascia, ha una connotazione chiara in Italia, ma nel resto del mondo è un comune simbolo di potere, e compare in monumenti ed effigi di moltissimi Paesi senza destare scalpore. C’è un fascio littorio persino sopra la porta dello Studio Ovale alla Casa Bianca, la residenza del presidente degli Stati Uniti.
È un po’ quello che succede in certi Paesi asiatici con la svastica, usata per millenni come simbolo religioso prima che venisse associata – più universalmente rispetto ai fasci littori col fascismo – al nazismo. Anche il fascio, comunque, ha una connotazione politica e simbolica molto antecedente rispetto all’appropriazione del regime italiano.
I fasci provengono dall’antica Roma, dove erano utilizzati fin dall’epoca regia (753-509 a.C.), molto probabilmente ereditati dalla cultura etrusca. In epoca romana erano considerati simboli del potere monarchico, e poi del potere in senso più ampio: dal re, dal console o dall’imperatore in giù, più le persone erano importanti più fasci erano trasportati fisicamente durante le cerimonie pubbliche dai littori, le guardie del corpo che accompagnavano le più alte cariche. Ma i fasci non avevano soltanto una valenza simbolica: gli oggetti di cui erano composti, le verghe e le asce, servivano anche come strumenti per mantenere l’ordine. Con i bastoni si fustigavano schiavi e criminali, con le asce si eseguivano le condanne a morte. Persino le cinghie di cuoio servivano a legare i prigionieri.
Per tutta la durata del regime repubblicano e poi di quello imperiale, il fascio littorio rimase un simbolo importante, al fianco dell’aquila, della lupa e della sigla SPQR (Senatus Populusque Romanus, “il Senato e il Popolo Romano”). E visto che l’Impero Romano, nei secoli successivi, fu di ispirazione per una gran quantità di politici e regimi in cerca di affermazione, questi attinsero ampiamente dal suo apparato simbolico, fasci littori compresi.
In Francia cominciò a essere usato già all’epoca di Luigi XIII, nel Seicento. Poi diventò un simbolo importante per la Rivoluzione Francese e, di conseguenza, per Napoleone Bonaparte, uno che subiva molto il fascino dell’antica Roma. Probabilmente per questa tradizione, il fascio è rimasto pienamente parte della simbologia dell’odierna Repubblica francese. Pur non essendone il simbolo ufficiale, ha fatto comunque parte dell’emblema presidenziale di Valery Giscard d’Estaing (1974-1981), e compare anche nel sigillo che rappresenta la Francia alla sede dell’Onu, disegnato da Robert Louis.
Negli Stati Uniti il fascio littorio è forse ancora più presente, sin dalla loro fondazione alla fine del Settecento. Probabilmente già all’epoca i fasci si erano affermati come simbolo di un tipo particolare di potere: quello collettivo, di un corpo compatto, e di conseguenza simbolo anche di unità. Il fascio littorio compare ancora oggi in una gran quantità di oggetti e luoghi americani, dal Lincoln Memorial passando per la moneta da 10 centesimi di dollaro in uso fino al 1945. Sul sigillo ufficiale del Senato americano ci sono due fasci incrociati, mentre alla Camera, alle spalle del podio dello speaker, ci sono due grandi fasci littori dorati incastonati nel muro.
Sul sito della Camera, si legge che «con il passare del tempo, i fasci giunsero a rappresentare l’ideale di democrazia americana: così come le aste sottili legate insieme, ciascun piccolo Stato ottiene forza e stabilità attraverso l’unione con gli altri, sotto il governo federale». Il fascio compare anche in molti altri emblemi e stemmi: quello dello Stato del Colorado, del Camerun, della Polizia norvegese, di alcuni comuni in Francia, Germania, Svizzera e Italia, e persino nello stemma di Cuba (sormontato dal berretto frigio, simbolo rivoluzionario).
Anche in Italia, nonostante i vent’anni di regime, il fascio littorio è sopravvissuto in certi luoghi, retaggio non di un antico simbolo di potere ma del Ventennio fascista. A Milano, per esempio, nel palazzo dell’Agenzia delle Entrate, campeggiano ancora grandi fasci stilizzati.