di Francesco Russo (agi.it, 5 ottobre 2021)
Questa volta il capitano Kirk nello spazio ci andrà davvero. William Shatner, l’attore che nella celebre serie Star Trek era al comando dell’Enterprise, salirà questo mese sul secondo volo della Blue Origin, la compagnia con la quale il miliardario Jeff Bezos si è lanciato nel business dei viaggi spaziali. Un mercato appena nato dove la competizione è però già fortissima. C’è anche la Virgin Galactic di Richard Branson e, soprattutto, la SpaceX di Elon Musk. Sul fronte economico la gara, per il momento, la sta vincendo l’istrionico fondatore di Tesla.
È lui che si è aggiudicato i lucrosissimi contratti con la Nasa per i razzi e le navicelle che nei mesi scorsi hanno portato gli astronauti americani sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss). Bezos, che si rincorre con Musk anche sul podio degli uomini più ricchi del mondo, non l’ha presa bene ed è arrivato a tirare fuori gli avvocati per contestare la scelta dell’agenzia spaziale Usa. E un colpo basso è arrivato anche tramite Shatner, che ha bollato come “ridicola” la promessa di “comesichiama” di colonizzare Marte, la nuova frontiera evocata da Musk. Perché la partita non si vince solo costruendo le astronavi migliori, ma anche vendendo il sogno più grande.
È dai romanzi di Jules Verne sui viaggi lunari scritti nell’Ottocento che la corsa alle stelle eccita la fantasia dell’umanità. Per un secolo e mezzo migliaia di romanzi, film e fumetti hanno promesso ai terrestri che in un futuro più o meno prossimo la specie che impiegò milioni di anni a conquistare il dominio della Terra avrebbe solcato le infinità cosmiche in un futuro relativamente prossimo. Negli anni Sessanta, con il volo di Jurij Gagarin e lo sbarco sulla Luna (impresa che il Tintin di Hergé aveva già compiuto nel 1954), la fantascienza iniziò a diventare storia. Scrittori e registi non poterono, quindi, che alzare l’asticella dell’immaginario oltre l’iperspazio. È in questo periodo che il ciclo della Fondazione di Isaac Asimov – risalente al decennio precedente – viene tradotto in tutto il mondo con straordinario successo, il visionario Frank Herbert concepisce il ciclo di Dune e Stanley Kubrick gira la sua Odissea nello spazio. Star Trek, intanto, teneva incollati allo schermo milioni di spettatori; uno sdoganamento pop che sarebbe diventato definitivo nel 1977, con la nascita del fortunatissimo marchio di Star Wars.
È anche di questo immenso patrimonio di suggestioni che vive la competizione tra Bezos e Musk, nonché tra Russia e Stati Uniti, che, anche in una fase di relazioni bilaterali non felicissime, continuano (per ora) a collaborare sulla Stazione Spaziale Internazionale. Shatner andrà nello spazio tra alcuni giorni ma lo Yoda di Star Wars, sia pure in forma di pupazzo, ci era già stato lo scorso novembre, a bordo della Crew Dragon di Musk, che aveva inoltre lanciato nel cosmo, tra le altre cose, una Tesla Roadster con a bordo un manichino durante il primo test del razzo Falcon Heavy, nel febbraio del 2018. Colonna sonora del collaudo: Space oddity di David Bowie, pubblicato pochi mesi dopo lo sbarco sulla Luna.
In una sfida che non è fatta solo di tecnologia ma anche di spettacolo, l’imprenditore sudafricano ha già la carta giusta per rispondere a Bezos. Se il capo di Amazon offrirà al capitano Kirk un giro intorno alla Terra, Musk manderà presto sulla Crew Dragon uno degli attori più popolari del mondo, Tom Cruise, a girare un vero e proprio film sulla Stazione Spaziale Internazionale. I dettagli dell’operazione – che vede coinvolta, oltre a Nasa e SpaceX, la startup texana Axiom – sono ancora, in parte, riservati. Ma l’obiettivo è chiaro: produrre il primo film con scene girate davvero in orbita. Un traguardo che, come fu per il primo uomo nello spazio, la Russia è determinata a far suo.
Il 5 ottobre 2021 il regista Klim Shipenko e l’attrice Yulia Peresild sono attraccati sull’Iss, a bordo della navicella Soyuz MS-19, insieme al cosmonauta Anton Škaplerov. Durante la missione, della durata di dodici giorni, verranno girate alcune sequenze di una pellicola con protagonista una donna chirurgo inviata sul modulo per salvare un cosmonauta. Il titolo, La sfida, dice molto sullo spirito dell’operazione. Nel frattempo, la fantascienza continua a correre più veloce della realtà: se il primo uomo su Marte sembra ormai un’impresa a portata di mano, Nathan Never – il protagonista della serie a fumetti italiana ideata dal trio di sceneggiatori sardi Michele Medda, Antonio Serra e Bepi Vigna – ha da poco festeggiato i suoi trent’anni di vita editoriale con una missione su Giove.