(giornalettismo.com, 29 marzo 2020)
Se avete immaginato il Quirinale come una sorta di Casa Bianca dei film americani dove ogni errore si paga a caro prezzo con il licenziamento immediato del responsabile, avete sbagliato ogni cosa. Il fuorionda del presidente della Repubblica, inviato alla stampa e pubblicato sui social media, in cui Sergio Mattarella diceva «Giovanni, neanche io vado dal barbiere», non avrà conseguenze sull’équipe che ne ha curato la messa in onda.A rivelarlo è Giovanni Grasso, portavoce della presidenza della Repubblica, la persona a cui Mattarella si riferiva nel siparietto che lo ha reso più umano e che lo ha fatto diventare ancor di più idolo dei social network. Ma le malelingue restano e sono stati tanti quelli che hanno ipotizzato una sottile strategia comunicativa, volta a mettere in circolazione volutamente l’audio e il video di un presidente umano che ha gli stessi problemi dei suoi connazionali chiusi in casa per la quarantena. A smentire una circostanza del genere ci ha pensato lo stesso Giovanni Grasso, nel corso di un’intervista al quotidiano Avvenire: «Ho letto, con divertimento, che qualcuno attribuisce la trasmissione del fuori onda a una raffinata strategia comunicativa. Purtroppo non è così. È stato un errore vero e proprio».
Un errore che non avrà conseguenze. Il video è stato girato con l’organico ridotto all’osso proprio a causa dell’emergenza Coronavirus. L’errore, dovuto anche alla particolare condizione emotiva e alla rapidità con cui è stato organizzato il tutto, è stato di circostanza. Una banale confusione tra gli allegati della posta elettronica.
Resta il successo del video, che ha stupito lo stesso Giovanni Grasso, il quale, dal 2015, cura l’ufficio stampa della presidenza della Repubblica. L’uomo abituato davvero a tutto (compresa una crisi di governo a Ferragosto, che ha dovuto gestire dal punto di vista dei rituali e della comunicazione del Quirinale nel caldo torrido di Roma nel bel mezzo dell’estate del 2019) ha affermato che una viralità del genere non se l’aspettava: «Ma in questo momento – ha riflettuto sempre con Avvenire – il cittadino ha bisogno di scoprire l’umanità anche dell’istituzione».