
di Kase Wickman (vanityfair.it, 24 febbraio 2025)
Jane Fonda non ha la minima intenzione di smettere di lottare per ciò in cui crede. E la sera di domenica 23 febbraio, mentre ritirava il premio alla carriera ai Sag Award 2025 di Los Angeles, ha esortato Hollywood (e gli spettatori di tutto il mondo) a lottare al suo fianco.
Presentata da Julia Louis-Dreyfus, che ha scherzato dicendo che mette in cattiva luce tutti gli altri tanto per i suoi grandi successi nel campo della recitazione quanto per il suo attivismo politico di lunga data (da ultimo, l’attrice premio Oscar è stata arrestata cinque volte nell’ottobre del 2019 per aver preso parte a varie proteste ambientaliste [i Fire Drill Fridays – N.d.C.] davanti al Campidoglio, a Washington), la Fonda, 87 anni, ha ricevuto una standing ovation mentre saliva sul palco. «Ciò che noi attori creiamo è l’empatia» ha detto. «Il nostro compito è capire un altro essere umano così a fondo da poterne toccare l’anima. E non fraintendete, l’empatia non è una cosa da deboli o da woke. Tra l’altro: woke significa solo non fregarsene degli altri».
Fonda ha poi esortato i suoi colleghi a non estendere l’empatia solo alle persone che la pensano allo stesso modo. «Un sacco di gente sarà davvero ferita da ciò che sta accadendo, da ciò che sta per arrivare» ha detto, alludendo presumibilmente all’attuale amministrazione presidenziale. «E anche se sono di un altro orientamento politico, dobbiamo fare appello alla nostra empatia e non giudicare, ma ascoltare con il cuore e accoglierli nella nostra tenda. Perché avremo bisogno di una grande tenda per resistere con successo a ciò che sta per investirci».
Fonda ha in parte attribuito la propria passione per la recitazione al fatto di essere cresciuta tra gli anni Quaranta e Cinquanta, quando «non si pensava che le donne avessero opinioni e si arrabbiassero». «Amo recitare» ha detto. «Possiamo aprire la mente delle persone a nuove idee e aiutarle a ridere quando le cose sono difficili, come adesso». L’attrice ha rievocato momenti di tensione politica del passato come pure del presente, esortando i suoi colleghi a reagire. «Ho fatto il mio primo film nel 1958» ha ricordato. «Era alla fine del maccartismo, quando molte carriere furono distrutte. Oggi, però, è utile ricordare che Hollywood ha resistito. Noi l’abbiamo fatto».
«Avete mai guardato un documentario su uno dei grandi movimenti sociali (contro l’apartheid, per i diritti civili o Stonewall) e vi siete chiesti: “Sarei stato abbastanza coraggioso da espormi?”», ha continuato. «“Sarei stato in grado di sopportare gli idranti, i manganelli e i cani?” Non dobbiamo più chiedercelo, perché il momento del nostro documentario è ora. È questo, e non si tratta di prove!».
E la stessa Fonda ne ha ancora per molto. Dopo aver scherzato dicendo «probabilmente a novant’anni farò i miei stunt in un film d’azione», ha chiarito che la sua carriera «senza alcuna strategia» continuerà a prevedere di lottare per le proprie convinzioni. «Non dobbiamo isolarci. Dobbiamo restare uniti. Dobbiamo trovare il modo di proiettare un messaggio che sia d’ispirazione per il futuro. Ci sarà ancora amore. Ci sarà ancora bellezza. E ci sarà un oceano di verità in cui nuotare», ha detto concludendo il suo “acceptance speech”. «Facciamo in modo che sia così. Grazie per questo incoraggiamento».