di Raimondo Bultrini (repubblica.it, 10 giugno 2020)
L’album d’esordio sulla scena musicale di un nuovo e originale “artista” uscirà nel giorno del suo 85esimo compleanno, il 6 luglio. A debuttare a questa veneranda età è nientedimeno che il leader spirituale dei tibetani, il XIV Dalai Lama, con un album in stile New Age dal titolo Inner World, mondo interiore. L’anziano monaco, considerato dai devoti una incarnazione della divinità della compassione Avalokitesvara, in realtà non canta, ma recita – accompagnato da suoni elaborati di chitarre, sitar, flauti e batterie – una serie di mantra della tradizione buddhista himalayana.
Seguendo il ritmo delle musiche create appositamente per accompagnarlo da una coppia di artisti neozelandesi, Junelle e Abraham Kunin, che, dopo anni di tentativi, sono riusciti a convincerlo a partecipare a un progetto destinato a finanziare un programma educativo sviluppato assieme alla Emory University. Degli 11 brani in scaletta uno è già disponibile gratuitamente su YouTube col titolo dedicato proprio al principale soggetto dei suoi insegnamenti, Compassion, nel quale il Dalai Lama ripete con la sua voce bassa e profonda il mantra principale del buddhismo tibetano e di altre scuole originate dall’“Illuminato” 2.500 anni fa, “Om Mani Padme Hum”. Come ogni mantra non ha un significato preciso, anche se le 6 sillabe dei suoni considerati sacri contengono i termini “gioiello” e “loto”, associato in Oriente alla nascita miracolosa dei maestri buddhisti e della stessa divinità Avalokitesvara, di cui è tradizionalmente “emanazione”. Il celebre fiore ha infatti un valore altamente simbolico, poiché sboccia “incontaminato” in tutta la sua bellezza da acquitrini e specchi d’acqua fangosi associati al mondo materiale impuro.
Tra le altre composizioni ce n’è una intitolata Ama La, che in tibetano significa madre, e il sitar di sottofondo è suonato dalla celebre artista indiana Anoushka Shankar, figlia del leggendario Ravi Shankar. Le altre offrono ulteriori riferimenti mistici, da “Coraggio” a “Guarigione”, “Purificazione” e “Protezione” (dai mali delle passioni umane), fino a “Bambini”, in riferimento ai destinatari dei guadagni dell’album che con molta probabilità andrà a ruba tra i milioni di seguaci dello speciale artista sparsi in tutto il mondo. Con il Mind & Life Institute il leader tibetano ha da tempo preparato, infatti, un programma per l’apprendimento sociale, emotivo ed etico nelle scuole in alternativa ai programmi tradizionali. Junelle Kunin ha spiegato che il progetto dell’album era stato presentato per la prima volta all’ufficio del Dalai Lama molti anni fa, con l’idea di abbinare i suoi insegnamenti alla musica per limitare lo stress sul lavoro, un po’ sul modello delle composizioni realizzate in passato da un altro leader religioso tibetano, il Karmapa. Dopo vari tentativi inutili gli autori, nel 2015, si sono recati in India, dove il Dalai Lama vive esule da più di 60 anni, e hanno consegnato una lettera a uno dei suoi assistenti, riuscendo finalmente a coinvolgere personalmente il celebre monaco buddhista. «Non l’avevo mai sentito parlare così», ricorda Junelle. «Era così eccitato che ha continuato a spiegarmi quanto sia importante la musica. Si sporse in avanti e gli occhi scintillavano spiegando come la musica può aiutare le persone in un modo che non è possibile nemmeno a lui con le parole».