di Marta Colombo (giornalettismo.com, 6 luglio 2020)
Gimmi Cangiano, il candidato alle Regionali in Campania di Fratelli d’Italia, ha scelto come slogan della sua campagna il motto fascista “Me ne frego”. Nel poster di Cangiano, il motto è ovviamente colorato con il tricolore italiano ed è chiosato come “la più alta espressione di libertà”. In una dichiarazione in cui spiega la scelta, invece, il candidato di FdI, ricollega il “Me ne frego” al suo uso durante la Prima guerra mondiale da parte degli Arditi, in un contesto che è fin troppo simile al “Make America Great Again” di Donald Trump.«Tre parole che per molti saranno solo una provocazione, ma che per me restano la più alta forma di riscatto e di libertà. Non come è stato per Achille Lauro a Sanremo. Ma come fu per gli Arditi. Che sui campi di battaglia fecero di queste parole l’arma per costruire un’Italia finalmente orgogliosa e fiera. Che diedero la vita per difenderla. Che disprezzarono la morte. Insegnandoci con l’esempio a non arrenderci mai. Mi metto in gioco. Ancora una volta. Ed ancora per gli stessi motivi. Perché questa terra la porto nel cuore. Perché non mi arrendo a chi ci vuole cittadini tristi e sottomessi. Perché ME NE FREGO! In tutti i sensi in cui è possibile fregarsene», ha detto Cangiano in una dichiarazione.
Il motto “Me ne frego” fu riciclato da una canzone di guerra degli Arditi da Mussolini e D’Annunzio intorno al 1920 per uno dei primi canti fascisti italiani. Durante gli anni, è diventato uno degli slogan più emblematici della propaganda fascista in Italia riconducibili alle camicie nere. Sfortunatamente è spesso usato nella retorica nostalgica dagli esaltatori contemporanei del fascismo.
«Vergognoso e indecente il manifesto con cui questo signore lancia la sua candidatura al Consiglio regionale della Campania» ha commentato il coordinatore provinciale di Sinistra Italiana, Antonio Dell’Aquila. «Ora come possa una frase del genere, storicamente il motto della violenza delle camicie nere nel periodo più buio del nostro Paese, rappresentare addirittura la più alta espressione di libertà, ci sorprende e offende i valori su cui è stata costruita la nostra democrazia. O Cangiano è ignorante, o non ignora e il suo riferimento è inequivocabile. Quale che sia la spiegazione, pensiamo in ogni caso che si debba vergognare».