di Massimo Tassi (quotidiano.net, 25 ottobre 2020)
Il pubblico è accorso per vedere Luciano Serra pilota con Amedeo Nazzari. Scorrono le immagini, un aereo sembra sfrecciare in sala e gettarsi in picchiata come in un quadro futurista. È un filmato propagandistico, prologo al film. Ma ai comandi non c’è un attore. È un vero pilota. «Nella Seconda guerra mondiale furono girate dal vivo scene d’aviazione di grande realismo e impatto visivo», spiega Giovanni Massimello, ingegnere esperto dell’argomento. «Inserite nei cinegiornali Luce, furono proiettate in centinaia di sale, ottenendo l’effetto di rafforzare la fiducia nella vittoria col potere delle immagini».Abbiamo incontrato uno dei piloti-attori prima della sua scomparsa: il riminese Giulio Zangheri, sergente, tra gli ultimi testimoni di quell’esperienza. Centenario, si è spento di recente. Il suo giovane volto e le acrobazie rimangono in Primo volo (1943) dell’Istituto Luce. «La mia base era in Sardegna, si decollava per duellare con le fortezze volanti americane. Ne ho abbattute tre. Sono stato scelto per le riprese perché ero uno stilista del volo», ricordava. «A Roma per far risaltare il caccia Re2001 l’avevano dipinto di giallo e sono diventato “il Pilota canarino”». Al cinema Zangheri suscita meraviglia. Si cala nell’abitacolo, compie acrobazie per un collaudo, saetta verso l’orizzonte. Ma il ritorno alla realtà della guerra è avventuroso come il film con Nazzari. «Al rientro ci fu un’avaria, l’abitacolo era invaso dalla benzina, l’atterraggio sarebbe stato rischioso, così scelsi di ammarare. Accadde tutto velocemente, mi sentii spinto fuori dall’aereo da una mano provvidenziale. Venni recuperato da una barca. In guerra la vita era appesa a un filo». Finito il conflitto, traccia scritte pubblicitarie con l’aereo. «Scrivere alla rovescia in cielo col fumo era difficile come combattere, ma meno pericoloso», ricordava con ironia. Tra le passioni, suonare il pianoforte e scrivere poesie. La preferita era Ali d’argento, sulla nostalgia per l’orizzonte infinito che vedeva dall’aereo.
C’è un prologo a Primo volo. Un documento del 1941 dello stato maggiore dell’Aeronautica, classificato “segreto”, cita la formazione della Sezione di volo cinematografica. Composta da aviatori e tecnici, ha per riferimento il capitano Carlo Maurizio Ruspoli (1906-47). La sede è all’aeroporto di Centocelle di Roma, può contare su aerei e cineprese azionate da un pulsante collocato sulla manetta del gas. «Il capitano pilota Ruspoli di Poggio Suasa era un principe romano d’antico lignaggio. Appassionato di fotografia, nel 1940 aveva fatto installare sul bordo alare dell’aereo una piccola cinepresa comandata dal posto di pilotaggio. Ne uscirono riprese originali. La notizia arrivò all’Istituto Luce, che intuì il potenziale propagandistico. Seguì una richiesta allo stato maggiore della Regia Aeronautica, che formò un reparto dedicato», dice Massimello. «Ci furono missioni in Albania, Libia e sul fronte orientale. Il reparto proseguì l’attività per poco più di un anno, portò a termine brillanti imprese e con coraggio è riuscita a farci avere immagini memorabili». I filmati sono montati al centro cinematografico dello Stato Maggiore, diretto da Vittorio Mussolini. Primo volo rimane un punto di riferimento, anche se realizzato dopo la fine dell’attività della Sezione. E la vicenda ha un curioso epilogo. Nel 1991 l’aereo di Zangheri, a lungo cullato dalle onde, viene recuperato. A ricordare il tempo in cui gli aviatori facevano sognare come gli attori.