A chi è ispirato Frank Underwood? E quali personaggi reali ricordano Doug Stamper e Zoe Barnes? Facciamo un salto nella storia Usa
di Marco Romandini (wired.it, 5 giugno 2015)
Mentre i fan della serie politica di Netflix discutono ancora sulla qualità della terza stagione, muovendo critiche alle storie, ai personaggi, alle scelte degli autori, le domande che continuano a farsi sono: “Funzionerà veramente così?” e “Ci sarà gente come Frank Underwood?”. Per via di una certa diffidenza (anche spesso giustificata) verso le istituzioni e i loro rappresentanti, gli interessi economici che influenzano le decisioni politiche, la natura hobbesiana dell’homo homini lupus, il buon vecchio Machiavelli e una sfiducia generale verso la società, a molti verrebbe da rispondere: “probabilmente sì”.In realtà molte cose non tornano nel racconto della politica americana di House of Cards, ma funzionano come intrigo perché le vicende sembrano realistiche. Talmente realistiche che l’autore del libro su cui è basata la serie, Michael Dobbs, ha tenuto ad avvisare il fan Matteo Renzi che il suo volume non è un manuale di istruzioni su come ottenere il potere. Sarebbe forse cattivello pensare a parallelismi tra l’America Works di Underwood e il Jobs Act, ma con le ultime performance in mimetica e con i videogiochi le similitudini iniziano a essere un po’ troppe e le parole di Dobbs risuonano quasi profetiche. Tornando a House of Cards e alle domande iniziali, va detto che i personaggi sono inventati, ma guardando alla storia della politica americana si possono trovare figure che hanno diversi tratti in comune con i protagonisti della serie; se alcune sono state vere ispirazioni per l’adattatore Beau Willimon, altre possono essere accostate per caratteristiche e situazioni.
1. Frank e Claire Underwood contro Lyndon e Lady Bird Johnson
Partiamo dal protagonista principale: l’avido e astuto Frank Underwood. Il paragone più evidente per il moderno Riccardo III interpretato da Kevin Spacey, come confermato dallo stesso Willimon, è quello col 36° presidente degli Stati Uniti Lyndon Baines Johnson, salito al potere dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Le analogie partono dalla provenienza geografica – entrambi vengono dal Sud degli Stati Uniti (South Carolina, Underwood; Texas, Johnson) – e continuano con le modalità di ascesa politica. Come quella di Underwood, la carriera di Johnson comincia da leader del partito democratico. Sconfitto alle elezioni da John Kennedy, viene scelto nel 1960 come candidato alla vicepresidenza – pur non avendo buoni rapporti né col presidente né con suo fratello Robert – perché serviva a portare i voti del Sud. Quello che dopo l’uccisione di Jfk diventerà il nuovo presidente è descritto dagli storici come un uomo ambizioso, pragmatico, instancabile, manipolatore. Un abile e spregiudicato stratega quindi, tanto che qualcuno è arrivato addirittura a vederci una figura non estranea ai sanguinosi fatti (fu lui a istituire la famigerata commissione Warren), ma senza prove siamo nell’ambito del complottismo. Resta comunque il fatto che entrambi salgono al potere dopo situazioni perlomeno poco chiare. Come Underwood, Johnson era anche famoso per muoversi tra le diverse alleanze in base ai propri scopi. Per esempio durante il Civil Rights Act del 1957, mentre convinceva i liberali di essere un atipico uomo del Sud che voleva la riforma, rassicurava i senatori razzisti che quell’atto sarebbe stato solo un pezzo di legge senza significato. Sono prese da Johnson anche le tecniche per raggiungere il quorum in Senato usate da Underwood nella seconda stagione di House of Cards, e l’ispirazione al 36° presidente americano è sottolineata dalla presenza del quarto volume The Passage of Power della monumentale opera The Years of Lyndon Johnson del biografo Robert Caro sul tavolo di Frank nel capitolo 13 della serie. Lyndon Johnson e Frank Underwood possono poi entrambi contare sul fondamentale aiuto delle proprie mogli, Lady Bird e Claire. Come l’altra protagonista della serie, Lady Bird Johnson partecipò attivamente alla vita politica del marito prima e dopo l’elezione, finanziandone anche la campagna, in quel caso grazie all’eredità di famiglia.
2. Garrett Walker contro John Fitzgerald Kennedy
Tornando a John Fitzgerald Kennedy, è il chiaro riferimento di Garrett Walker, il presidente della prima serie di House of Cards, come testimoniano le immagini che immortalano il momento della firma. Per Walker si tratta della riforma dell’istruzione, mentre per Kennedy è l’Equal Pay Act (legge sulla parità di retribuzione). Nelle due occasioni rimarranno offesi i vice-presidenti: a quello della fiction, Jim Matthews, non viene regalata la penna dopo la firma; a quello reale, Lyndon Johnson, Kennedy rifiuterà il posto di lavoro accanto a lui.
3. Doug Stamper contro Murray Chotiner
Pensando all’avidità e all’arroganza di Frank, viene poi in mente un altro personaggio della storia politica americana che di queste qualità morali è considerato quasi un paradigma, stavolta un repubblicano: Richard Nixon. Come Frank mangiava pedine per dare il suo scacco al re, il successore di Lyndon Johnson teneva un’agenda con i nomi dei nemici, persone scomode o avversari politici da punire o eliminare. Non lo faceva uccidendoli direttamente come Underwood, ma li perseguitava con l’agenzia delle entrate o con l’Fbi. Come Frank ha il fido Doug Stamper ai suoi servigi, Nixon si serviva di un altro scagnozzo: l’avvocato, stratega politico e amico Murray Chotiner. Molto meno passivo di Doug, Chotiner era famoso per i suoi trucchetti sporchi nelle campagne, tanto che uno dei consiglieri di Nixon, Leonard Garment, lo descrisse come “un esponente ostinato della filosofia che la politica è guerra”. L’avvocato aveva anche contatti con la mafia organizzata e un’indagine del 1956 di Robert Kennedy scoprì che una società nel New Jersey aveva pagato 5mila dollari a Chotiner, pare per prevenire una possibile persecuzione di Nixon da parte del Dipartimento di giustizia. Nel 1962, Mickey Cohen, uno dei capi della mafia di Los Angeles, firmò una confessione in cui ammetteva di aver raccolto 75mila dollari per Nixon in cambio di favori politici, accordo organizzato proprio tramite Chotiner. In seguito a questi scandali il buon Murray smise per un po’ di lavorare per Nixon, poi gli tornò accanto nel 1968 come stratega per la campagna contro Hubert Humphrey, e alla fine ne diventò consigliere speciale. Un po’ alla maniera di Frank e Doug, secondo lo storico Dan T. Carter, Chotiner fu coinvolto nel ricatto per corruzione in Alabama di George Wallace, che convinse il candidato ad annunciare che non avrebbe corso per le presidenziali del 1972. Al momento del Watergate, Chotiner era tornato a lavorare nel suo studio come avvocato a Washington ma i suoi uffici legali erano un piano sopra a quelli del comitato per la rielezione del presidente.
4. Zoe Barnes contro Luci Goldberg
Sempre seguendo Chotiner, Nixon e le loro mosse possiamo arrivare a un’altra figura della serie: la giornalista Zoe Barnes. Se il riferimento più famoso per la storia della stampa può sembrare lo scandalo del Watergate e il ruolo di Bob Woodward (ma in quel caso l’insider interessato a rovinare i piani del presidente era l’ex direttore dell’Fbi Mark Felt per scopi personali), una giornalista usata da un politico per i suoi loschi fini è stata Luci Goldberg. In quel contesto sfruttata per carpire informazioni. È il 1972, anno della campagna di Richard Nixon contro il rivale George McGovern. Goldberg, che dopo aver lavorato per il Post aveva già fondato un’organizzazione chiamata Pussycat League per contrastare il movimento di liberazione delle donne, durante la campagna presidenziale si unì alla stampa che copriva il candidato democratico George McGovern, dichiarando di essere una giornalista di Women’s News. In realtà Luci veniva pagata mille dollari a settimana (più di 5mila euro odierni) per spiare il candidato democratico e quelli che viaggiavano con lui, proprio da Murray Chotiner. Nixon cercava tutto ciò che poteva essere sporco, come scrisse il Washington Star News: “Chi dormiva con chi, se c’erano flirt con le hostess, chi si stava facendo canne sull’aereo, quel genere di cose”. Il ruolo occulto di Luci Goldberg uscì fuori durante le udienze del Watergate, ma per gossip si possono aggiungere dei particolari piccanti che mi ha raccontato qualche mese fa Curtis Wilkie, l’ultimo rimasto dei Boys on the Bus, i giornalisti incaricati di seguire quelle presidenziali e immortalati nel libro di Timothy Crouse: “Durante il volo notturno in California dello Zoo Plane, il jet della campagna dov’erano relegati i tecnici televisivi e i giornalisti delle testate oscure, una donna di nome Luci Goldberg che si era presentata come reporter per l’agenzia di stampa Women’s News e che scoprimmo solo in seguito essere una spia, entrò nella cabina e… abbassò i pantaloni al pilota. Scoppiò un casino. Diedi a Hunter [Thompson, N.d.A.] un resoconto di quell’assurdo viaggio in cui lui non era presente, e lui lo infilò nel suo libro Fear and Loathing in Campaign Trail ’72”. Quindi probabilmente Luci non si limitò soltanto a riferire situazioni, ma anche a provocarle, sebbene non si abbiano notizie di suoi flirt con il presidente, come nel caso di Zoe. A proposito di sesso, la ritroveremo in seguito anche nell’affaire Lewinsky. Fu lei infatti come agente letterario a suggerire a Linda Tripp di registrare le lunghe telefonate con la stagista per avere prove di quella relazione. Come fu lei che la convinse poi a passare le cassette al procuratore speciale Kenneth Starr, nonché a porle all’attenzione di giuristi esperti in molestie sessuali come Paula Jones, e infine a parlarne col giornalista del Newsweek Michael Isikoff. Tutto per amore del Paese, nonché per proteggere la povera Monica infatuata dell’orco Bill, dirà ai media ritagliandosi un ruolo di paladina e consigliere spirituale. Il Time le riconoscerà piuttosto la perfidia di uno Iago, ma ne consacrerà il potere mettendola tra le donne e gli uomini dell’anno accanto proprio a Starr, Clinton e Hillary. Se Luci come donna può essere utilizzata in un parallelismo con Zoe, è anche vero che non fu l’unica figura della carta stampata a lavorare come spia di Nixon. Stando a quanto scrive il premio Pulitzer J. Anthony Lukas nel suo Nightmare: The Underside of the Nixon Years, Goldberg in quel viaggio aveva rimpiazzato il reporter Seymour K. Freidin, che aveva operato nella campagna di Hubert Humphrey nel ’68 e in quella di Edmund Muskie nel ’72, primo dei Mr. Chapman’s Friends, come si qualificavano con Chotiner i reporter quando inviavano le informazioni. Come disse in un raro sfoggio di saggezza il presidente-attore Ronald Reagan al Chicago Tribune nel 1975, “la politica è stata definita la seconda più antica professione del mondo, ma certe volte trovo che assomigli molto alla prima”. Un po’ come Frank: “Everything is about sex, except sex. Sex is about the power”.