di Giulio Zoppello (wired.it, 9 febbraio 2024)
I Guerrieri della Notte rappresenta ancora oggi uno di quei successi cinematografici in grado non solo di sorprendere per la loro imprevedibilità, ma di far anche riflettere e non poco sul perché della loro capacità di fissarsi nella memoria collettiva. Esattamente 45 anni fa Walter Hill, regista tra i più rivoluzionari e arditi della sua generazione, ci guidava dentro New York e univa mitologia antica e moderna per parlarci di una nuova idea di narrazione giovanile, di un’America le cui città erano diventate giungle d’asfalto.
I Guerrieri della Notte, come molti altri film di Walter Hill, era molto più complesso per origine e riferimenti di quanto potesse sembrare a prima vista. Era tratto teoricamente dall’omonimo romanzo di Sol Yurick, uscito nel 1965, di cui riprese diverse idee, pur allontanandosene per buona parte della trama, che in realtà risultò molto più connessa a quell’Anabasi di Senofonte cui lo stesso Yurick si era ispirato. Il testo era una sorta di diario al tempo in cui Senofonte e altri 10mila mercenari greci al servizio di Ciro il Giovane, alla morte di quest’ultimo, erano stati costretti a una lunga e pericolosa ritirata lunga un anno, tra agguati, tradimenti e battaglie.
Il tema della fuga, anzi del ritorno presso un porto sicuro, con una sensazione di accerchiamento costante, avrebbe dominato tutti i 92 minuti di un film che, di fatto, sancì ulteriormente la centralità che ormai ricopriva il pubblico giovanile. Questo, infatti, premiò I Guerrieri della Notte con un successo assolutamente travolgente, cui la critica dovette adeguarsi quasi controvoglia. Se ne sottolinearono la regia incredibilmente innovativa, le incredibili coreografie, il ritmo e le atmosfere suggestive. Ancora oggi stupisce la fantasia con cui il film di Hill sa guidarci dentro un universo inedito, dove le gang giovanili sono rappresentate in un modo tanto pittoresco quanto, in realtà, assolutamente coerente con ciò che era la realtà dell’America, quella che, pur senza andarci, aveva avuto la vita stravolta dalla tragedia del Vietnam.
Walter Hill, con la lucidità di sguardo che gli era congeniale, ne I Guerrieri della Notte seppe darci un punto di vista assolutamente scevro da ogni paternalismo e moralismo. Di fatto il film ancora oggi stupisce per la quasi totale assenza di una visione manichea, o comunque di un giudizio morale sui suoi protagonisti, tutti criminali, tutti, senza eccezione. Ma sono comunque dotati di un codice, di una profonda solidarietà, rappresentano quella foltissima realtà delle più varie minoranze e parti della società che erano state lasciate totalmente in balia di sé stesse dalla leadership politica. Da questo punto di vista può sembrare sicuramente un paradosso il fatto che proprio Ronald Reagan, che negli anni Ottanta avrebbe abbracciato una politica ancora più conservatrice e distante dai ceti svantaggiati, avesse amato profondamente il film, tanto da chiamare personalmente gli attori per congratularsi.
Il perché è semplice: I Guerrieri della Notte è un film ibrido, a metà tra un western, un action, ma anche una prova dell’impatto che Bruce Lee aveva avuto nella pop culture di quegli anni. Inutile dire che vi è molto anche di Kurosawa nel vedere questi ragazzi cercare di sopravvivere ai nemici che li inseguono. C’è molto degli spaghetti western, dei film della blaxploitation, dei poliziotteschi. La colonna sonora e il look dei vari personaggi seguono e, assieme, anticipano il trionfo del funk, dell’R&B, così come dell’hard rock e del punk. Inutile poi dire quanto il film abbia cambiato molto nel racconto post-apocalittico degli anni Ottanta, nella visione di un futuro anarchico e tribale, vedasi la fantascienza di John Carpenter o di lì a poco Mad Max.
I Guerrieri della Notte è però soprattutto un’Odissea metropolitana, in cui i protagonisti sono costretti di volta in volta a inventarsi qualcosa per sopravvivere, inseguiti dalle altre bande che li ritengono responsabili dell’uccisione di Cyrus, il carismatico leader dei Riffs, in cui Walter Hill crea non casualmente un grande parallelo con la figura di Ciro il Giovane. Solo uno dei tanti momenti in cui il regista americano avrebbe reso omaggio all’antica Grecia, alla sua narrativa, potentissima ed eterna. Un altro esempio di tale fenomeno può essere riscontrato nella tematica del tradimento, nelle diverse prove da affrontare da parte dei protagonisti, che richiamano alla mente quelle degli Argonauti, di Ulisse o di altri eroi mitologici.
Swan, Ajax, Fox e gli altri devono vedersela contro nemici la cui enumerazione e il cui elenco e caratteristiche sono sia una rievocazione di mostri e guerrieri antichi, sia l’eco della subcultura giovanile in fieri di allora, che musica, cinema, fumetti hanno influenzato né più né meno di povertà, appartenenza etnica o territoriale. Detroit, New York, Los Angeles o Houston da decenni ospitano gang non dissimili, non meno colorate. Non un caso che diversi attori, durante le riprese, fossero stati scambiati per criminali veri; mentre le vere gang, reclutate dalla produzione, fungessero da comparse o addirittura vigilassero su furgoni, cineprese o altro, per impedire che i “colleghi” se li rubassero. Perché in quegli anni, in cui la droga aveva rovinato intere esistenze, era la microcriminalità e l’assenza totale dello Stato sul territorio a creare le maggiori paure per l’americano medio.
Se però, in quel finire di anni Settanta, saghe come quella de Il Giustiziere della Notte o dell’Ispettore Callaghan avevano ritratto in modo reazionario questo sottobosco, I Guerrieri della Notte li illumina invece da dentro di una luce instabile ma umanissima. Sono ragazzi disperati, senza famiglia e senza prospettive, l’unica cosa che hanno sono i propri compagni. Nella morte di Cyrus per mano del folle Luther vi è anche l’ombra delle morti di Malcolm X, delle esecuzioni sommarie di Fred Hampton e delle Pantere Nere, di quella rivoluzione mancata che avrebbe potuto cambiare molto per una larga fetta di emarginati d’America.
Le bande in realtà sono la deformazione stessa della società e delle sue regole, si aggirano in una metropoli dove la polizia o lo Stato sono invisibili; anzi, ancora peggio, sono strumenti di corruzione e oppressione al servizio della criminalità organizzata. Hill crea una ribellione delle masse in un mondo dove le donne sono vittime costanti di violenza e oggettificazione, dove solo il più forte sopravvive. I Guerrieri della Notte avrebbe cambiato per sempre la concezione che l’industria dell’intrattenimento aveva della gioventù e delle periferie. La moda, la musica, persino i videogiochi avrebbero preso moltissimo dal film di Hill, che a sua volta seppe cambiare moltissimo del linguaggio cinematografico, di ciò che era un inseguimento urbano o un combattimento. Da 45 anni Swan e gli altri si aggirano per le strade della New York della nostra fantasia, simbolo di qualcosa di indefinito e potentissimo, della ribellione che tutti, a vent’anni, abbiamo sentito unico vero ideale della nostra esistenza.