di Ilaria Perrotta (vanityfair.it, 30 marzo 2020)
C’è una sottile linea-à-porter tra patriottismo, messaggio politico/sociale e moda. E passa dagli abiti bandiera avvistatissimi da sempre sulle celeb che li sventolano su red carpet, passerelle, festival e palcoscenici e, in tempi più recenti, Instagram. Proprio del flag dress più famoso della Storia – quello con la Union Jack, la bandiera britannica, entrato nel gotha degli abiti iconici insieme al Jungle di Jennifer Lopez, al Revenge di Lady Diana e al Versace con le spille da balia di Liz Hurley – è tornata a parlare colei che lo ha reso leggenda, Geri Halliwell.
In una recente intervista per Vogue Usa l’ex Ginger Spice ha ricordato la genesi dell’iconico outfit del 1997 e del perché è diventato uno status symbol: «Mi fu presentato questo minidress nero di Gucci [per l’esibizione ai Brit Awards, N.d.R.] che somigliava a un costume da bagno di Marilyn Monroe negli anni Cinquanta. Ma sentivo che mancava qualcosa. Trovai una tovaglietta di stoffa con sopra stampata la Union Jack. La mostrai alla stylist ma lei rispose che non potevo metterla perché poteva essere collegata al National Front, partito estremista e molto razzista del tempo. Ma io le risposi che noi Spice avremmo invece celebrato tutte le culture e così aggiunsi sul retro dell’abito il simbolo della pace. Completai l’outfit con gli stivali platform: mio padre è un meccanico e utilizzai la vernice spray per tingerli di rosso. Alla fine la lunghezza del vestito gridava sensualità mentre gli stivali rossi erano una dichiarazione del tipo “non provare a metterti contro di me, sai”».
Il giorno seguente l’esibizione delle Spice Girls quel vestito era sulle prime pagine di tutti i tabloid dell’epoca, diventando sinonimo d’identità e girl power. La bandiera del Regno Unito ha poi iniziato a circolare nelle collezioni moda trasformandosi in trend, indossata in seguito in tutte le reunion dalla stessa Geri (che nel 2012 ha addirittura lanciato una collezione di capi per la catena inglese low cost Next ispirati allo Union Jack Dress) e da tantissime celebrità, non solo anglosassoni. Nel 2000, agli Mtv Movie Awards, l’icona americana e modaiola per eccellenza, Sarah Jessica Parker, ha sancito Oltremanica il Dna à la page della bandiera britannica, mostrandosi sul palco con uno Union Jack Dress. Nel 2013 Taylor Swift, durante il Victoria’s Secret Fashion Show, è apparsa in passerella con un abito corto abbinato a mantello, bombetta e scarpe, dichiarazione glamour della sua Uk addiction.
Ma, naturalmente, le celeb born in Usa non mancano, quando possono, di mostrarsi avvolte da Stelle & Strisce, nel giorno del Ringraziamento (non si contano) e non solo. Da Katy Perry, che rappresenta la risposta pop statunitense a Geri Halliwell per numero di volte in cui è apparsa con abiti bandiera nazionale, a Meryl Streep (sì, anche lei ha ceduto al fascino del patriottismo), dalle Destiny’s Child a Paris Hilton. Stars & Stripes rappresentano il veicolo couture di idee politiche, a sostegno delle diverse fazioni. Agli ultimi Grammy la cantautrice Joy Villa ha chiaramente espresso il suo pensiero filo-trumpiano con il suo outift, mentre l’attrice Megan Porman ha trasmesso un messaggio pacifista con il mantello formato dalle bandiere di Iran e Stati Uniti cucite insieme. Ma in questa “battle” tra Uk e Usa s’insinuano anche altri Paesi per il controllo-à-porter del mondo. Perché che siano indossati per spirito identitario, per la pace nel mondo o in nome della tendenza, i flag dress hanno un comune denominatore: non passeranno mai di moda.