di Maurizio Stefanini (linkiesta.it, 20 dicembre 2019)
Giusto 75 anni fa, il 27 dicembre 1944, nacque L’Uomo Qualunque. All’inizio come settimanale: a Roma, mentre ancora nel Nord c’erano la Repubblica Sociale Italiana, i tedeschi e i partigiani. «Questo non è un giornale umoristico, pur pubblicando caricature e vignette», spiegava l’editoriale.«Non è un giornale “pesante”, pur volendo onorarsi della collaborazione di grandi scrittori su argomenti di drammatico interesse; non è un giornale frivolo, pur non rinunciando alle pettegole “Vespe”. È il giornale dell’Uomo Qualunque, stufo di tutti, il cui solo ardente desiderio è che nessuno gli rompa le scatole».
Difficile non pensare a un altro movimento che, 75 anni dopo, è oggi il primo tra i partiti rappresentanti in Parlamento, ancorché con chiari segni di crisi. E che pure nacque all’insegna del turpiloquio, anche se addirittura più virulento: non un difensivo “non ci rompete”, ma un aggressivo “Vaffa”. E che pure ha attaccato l’insieme degli altri partiti riuniti in quello che è stato definito “arco costituzionale”: anche se allora era un “Arco” all’inizio, con i partiti del Cln; e quando Grillo iniziò la sua offensiva era ormai un “Arco” alla fine, l’asse tra Forza Italia, Pd e centristi che sostenne i governi Monti e Letta. E se poi i Cinque Stelle sono stati creati da un comico genovese, l’Uomo Qualunque fu fondato da un commediografo napoletano. Anzi, di Pozzuoli, per essere precisi, anche se poi si era radicato a Roma.
Oggi, in realtà, Guglielmo Giannini come uomo di teatro lo si ricorda solo in correlazione all’essere passato alla Storia come leader politico, e le sue opere non si rappresentano più. È più che altro una curiosità ricordare che, nel 1937, fu su soggetto e sceneggiatura di Guglielmo Giannini Fermo con le mani: primo film di Totò. Però all’epoca era famoso, e diede slancio a un giornale che diceva di essere sì contro il fascismo “rompiscatole”. Ma ancora di più contro l’antifascismo ufficiale: minoranza di «vociatori, scrivitori, sfruttatori, iettatori ritornati alla vita pubblica con la vittoria anglo-americana, come le mosche tornano alla stalla sulle corna dei buoi. Costoro pretendono, come a suo tempo i fascisti, di fare epurazione, ossia il diritto di sopprimere gli Upp o uomini politici professionali loro concorrenti o chiunque altro sia di impaccio e di fastidio. Contestiamo rivendicazione e pretesa; il fascismo ha offeso e ferito tutta la massa degli italiani».
Né a destra né a sinistra né al centro, insomma. Giannini in guerra aveva perso un figlio, e a Indro Montanelli in uno dei suoi famosi “Incontri” raccontò che il tutto era nato nel vedere una fila di gente che faceva la coda per attingere l’acqua alla fontana. «’Na coda che pareva ’nu reggimento. Ma ’nu reggimento non di soldati, ma di donne, di vecchi, di bambini, che sono stati i veri reggimenti combattenti di questa guerra. Stavano lì da ore, nel freddo, ognuno col secchio in mano, per procurarsi l’acqua di cui i signori Hitler, Mussolini, Churchill, Roosevelt e altri consimili strofinacci li avevano defraudati, come hanno defraudato me di mio figlio». «Così mi nacque in testa l’idea dell’Uomo Qualunque, questo povero defraudato che ha maturato nella guerra degli strofinacci Hitler, Churchill eccetera i suoi sacrosanti diritti».
Prima di lamentarsi per la morte del figlio peraltro Giannini, già combattente in Libia e nella Grande Guerra, non aveva mancato di dare il suo contributo alla propaganda bellicista, firmando con lo pseudonimo di Zorro un Inno dei sommergibilisti dai toni a volte truci, anche se tuttora in uso nella Marina della Repubblica democratica. «Andar / pel vasto mar / ridendo in faccia a Monna Morte ed al Destino! / Colpir / e seppellir / ogni nemico che s’incontra sul cammino». I nostalgici del fascismo al Sud comunque si rivolsero a lui, visto che non avevano altra possibilità di fare opposizione.
Giannini poi personalmente era di radici mazziniane, e più volte offrì l’Uomo Qualunque come base di massa a un asse risorgimentale Pli-Pri: una proposta respinta con fastidio sia da Benedetto Croce sia da Randolfo Pacciardi. A sua volta Grillo è stato contiguo sicuramente ai Verdi, nelle tematiche di un blog il cui successo rievoca quello che ebbe il settimanale di Giannini. 25mila copie nel primo numero, 80mila nel secondo, 200mila già nel primo anno: in un’epoca in cui la carta era razionata e la gente doveva trovare i soldi per mangiare.
L’Uomo Qualunque si fece partito il 18 febbraio 1946, dopo appunto che Giannini si era visto rifiutare le avances fatte a Benedetto Croce. Ma peraltro ne aveva fatte anche al Pci: «No, questo comunismo che tiene i piedi per terra, senza aver perso la testa fra le nuvole, non può e non deve fare paura a chi è abituato a guardare bene in faccia la realtà e a non temere i fantasmi. Sarà necessario però che il comunismo ci dica esattamente quello che vuole». Perfino Stalin era stato da lui definito «uno degli uomini più intelligenti che siano mai apparsi nella storia dell’umanità». E non era mancato un affettuoso «saluto al buon vecchio Pietro».
Ma presto le invettive avevano sopravanzato le aperture, e una specialità di Giannini era quella di storpiare i cognomi degli avversari. Il capo della Resistenza, leader del Partito d’Azione e presidente del Consiglio Ferruccio Parri diventava così «Fessuccio Parmi»; il capogruppo del Partito d’Azione alla Costituente Piero Calamandrei, «Caccamandrei»; lo storico e pure esponente del Partito d’Azione Luigi Salvatorelli, «Servitorelli»; lo storico e presidente della commissione dell’albo dei giornalisti di Roma Mario Vinciguerra, «Perdiguerra»; e i Dc erano Demofradici Cristiani, con cui peraltro si sarebbe candidato nel 1953. Senza essere eletto. Anche ciò ricorda Grillo. Psiconano per Silvio Berlusconi, Azzurro Caltagirone per Pier Ferdinando Casini, Coniglione Mannaro per Angelino Alfano, Gargamella e Non Morto per Pier Luigi Bersani, Rigor Montis per Mario Monti, Pdmenoelle al Pd.
L’Uomo Qualunque, comunque, per sottolineare che si trattava di un partito non partito si autodefinì Fronte. Simbolo, un omino sotto un torchio che gli spreme denaro, con le lettere “L’Uq”. A sua volta, anche Beppe Grillo provò a entrare nel Pd. Respinto, inventò a sua volta il MoVimento come partito-non partito, che chiama Facilitatori quelli che in altri partiti sarebbero semplicemente i responsabili. Alle Amministrative del 1946 l’Uomo Qualunque ottenne il 4% in media al Nord, ma il 15-20 al Centro-Sud. Secondo partito a Roma col 20,69, dietro al blocco di Sinistra e prima della Dc. Primo a Palermo e a Messina, dove ottenne il sindaco, e anche a Lecce. Ma già il 2 giugno, al voto per la Costituente, appare in ripiegamento: il 5,3%. 30 seggi ne fanno il quinto partito nazionale, ma stanno nettamente al di sotto dell’ottantina cui avrebbe potuto sperare basandosi sul dato amministrativo.
I Costituenti qualunquisti in effetti sono anche loro artefici della Costituzione, come i partiti “ciellennisti”. Il 14 dicembre 1946 il nome diventa Fronte Liberale Democratico dell’Uomo Qualunque. il 20 aprile 1947 alle Regionali siciliane fa una lista con i liberali che arriva terza, con il 14,7%. Ma 14 dei 30 Costituenti fanno scissione, mentre intanto la costituzione del Msi ha permesso ai nostalgici di trovare una nuova casa politica definita. Giannini si accosta a De Gasperi, poi tenta un’intesa col Pci, infine nel 1948 fa una lista con i liberali in cui il partito è triturato: 4 deputati sui 19 eletti, e 3 senatori su 7. Entro il 1949 il partito si scioglie. Spiegò Giannini a Montanelli: «l’uomo qualunque, una volta diventato assessore comunale di Rocca Priora, ha cessato di essere uomo qualunque e ha preteso di mettersi a fare quello che hanno fatto gli strofinacci Mussolini, Roosevelt eccetera… È umano, e non lo condanno. Ma non sono io che ho perso, è isso. Peggio pe’ lui».
Forse un po’ semplicista. O qualunquista: appunto, il termine che è poi passato nel linguaggio politico italiano per indicare quel tipo di atteggiamento. Più semplicemente, chiuso nelle sue polemiche qualunquiste, l’Uomo Qualunque era rimasto al di sotto del grande scontro epocale tra Dc filo-Usa e Fronte popolare filo-Urss. Giannini, come ricordato, avrebbe riprovato nel 1953 a ricandidarsi con la Dc, e nel 1958 con i monarchici. Trombato entrambe le volte. Certamente i Cinque Stelle sono durati di più, hanno preso più voti e sono arrivati al governo nazionale. E queste sono differenze non da poco.
Ma è poi vero che, antipolitica e linguaggio a parte, Grillo è il nuovo Giannini? Insomma… Giannini, in effetti, quando espresse il suo ideale di governo se ne uscì con una famosa metafora: «Basta un buon ragioniere che entri in carica il 1° gennaio e se ne vada il 31 dicembre. E non sia rieleggibile per nessuna ragione». Insomma, un tecnico. Questa del divieto al cumulo dei mandati la hanno anche i Cinque Stelle, anche se ne concedono due. Però Grillo in un comizio che fece a Pisa nel gennaio del 2013 disse che come ministro delle Finanze lui voleva non un ragioniere, ma «una signora che ha tirato su tre figli». «Queste persone sanno cos’è l’economia, non i bocconiani». Insomma, Giannini era per l’Uomo Qualunque ma non per l’Uno vale Uno. E, probabilmente, secondo Grillo anche lui sarebbe stato un fautore della tecnocrazia vicino ai poteri forti.