di Giovanni Battistuzzi (ilfoglio.it, 22 luglio 2020)
Suo marito l’aveva portata decine e decine di volte allo stadio. E non solo. Anche decine e decine di volte ai campi di allenamento. Ci teneva alla squadra, teneva soprattutto a far percepir loro il suo affetto, la sua vicinanza. Più di una volta le aveva detto che tutte quelle sue “visite istituzionali”, erano le uniche “visite istituzionali” a cui teneva. A lei invece tutti quegli uomini che correvano dietro a un pallone non facevano né caldo né freddo.
Non che fosse infastidita nel seguire il marito, la realtà era un’altra: il suo interesse era prossimo allo zero, ma tant’era. Voleva bene a lui e ci teneva a essergli vicino. Anche perché c’erano cose peggiori di una partita di pallone. Il calcio per lei era sempre stato una cosa da europei. Al massimo, quando ancora era negli Stati Uniti, le era capitato di vedere qualche partita di baseball. Ci andò sempre per ragioni di cuore, sempre del tutto disinteressata a capire ciò che succedeva nel campo di gioco.
Però, almeno sulle tribune dei diamanti americani il suo gusto estetico era sempre stato abbastanza appagato. Le divise, se non eleganti, quanto meno le aveva sempre trovate dignitose. Mica come quelle che portavano i ragazzi per i quali teneva suo marito. Che poi se fosse stata una squadra qualunque poteva pure andare bene. Ma in quel caso no. Mica era una squadra qualunque quella. Era la squadra del Principato, l’AS Monaco, la rappresentanza calcistica della dinastia Grimaldi. Può scendere in campo con maglie simili alle casacche degli ergastolani? Qualche volta aveva provato pure a dirglielo, una battuta, una mezza frase buttata lì a mezza voce allo stadio. Niente. Ranieri sembrava non capire dove stava il problema. Per lui era normale che le squadre di calcio avessero maglie con le strisce verticali.
Fu un pomeriggio, mentre la sua dama le stava sistemando i capelli per una festa a palazzo, che a Grace Kelly, la principessa Grace, fu chiaro cosa si poteva fare per rendere la squadra cui teneva tanto il principe, se non elegante, quanto meno dignitosissima. La sua chioma bionda era quasi del tutto sistemata in un elegante chignon. Solo la frangia rimaneva da sistemare. Le copriva l’occhio destro, disegnando una diagonale perfetta sul viso. Nei giorni seguenti, parlò della sua intuizione al suo stilista. E lui la trovò meravigliosa. Si fece coraggio e ne parlò anche con Ranieri. Gli disse che per celebrare la prima grande vittoria del club, la Coppa di Francia (stagione 1959/60), serviva un rinnovamento radicale dell’immagine dei giocatori, per renderli degni dell’eleganza e della raffinatezza del Principato di Monaco. Il principe, dapprima scettico, si trovò in poco tempo d’accordo con la moglie e diede ordine all’azienda che produceva le casacche alla squadra di realizzare le nuove maglie: petto e schiena divise diagonalmente con il rosso sopra, a bardare il cuore, e il bianco sotto, maniche bianche e calzoncini rossi.
Sono passati sessant’anni da quando l’AS Monaco scese in campo con maglia voluta da Grace Kelly. La Kappa, l’azienda italiana che realizza le maglie per la squadra monegasca, ha deciso di celebrare quest’anniversario con una scritta sulla casacca che i giocatori vestiranno la prossima stagione. Una scritta in oro: “Jersey created by Princess Grace 1960-2020”.