di Rosa Viscardi
Il 1° aprile 2012, quando il Daily Mail anticipa che all’apertura delle Olimpiadi di Londra Queen Elizabeth potrebbe comparire al fianco di James Bond, tutti pensano a uno scherzo. La sera del 27 luglio, invece, il suo ingresso in scena davanti a un miliardo di telespettatori è preceduto da un trucco cinematografico a effetto. In un cortometraggio di cinque minuti firmato, come l’intera cerimonia, dal regista premio Oscar Danny Boyle, l’agente 007 in carica Daniel Craig la scorta dallo studio di Buckingham Palace a bordo di un elicottero per poi gettarsi insieme col paracadute sull’Olympic Stadium. Al suo esordio cinematografico, a ottantacinque anni – e pronunciando un’unica battuta: «Good evening, mister Bond» –, Queen Elizabeth conquista da John Willis, presidente della British Academy of Film and Television Arts, la definizione di «Bond girl più memorabile di sempre» e un premio Bafta (l’equivalente dell’Oscar) ad honorem per il sostegno offerto all’industria cinematografica e televisiva nel corso di oltre sei decenni. Abbastanza perché la stampa internazionale possa commentare «la signora dei Windsor è la star di questi giochi».