(huffingtonpost.it, 11 febbraio 2020)
Un papà afroamericano deve imparare ad acconciare i capelli della figlia Zuri senza l’aiuto della moglie, che li aspetta in ospedale. Ma i capelli della piccola sono foltissimi e indomabili: dopo un primo tentativo fallito, l’uomo, mosso dal ricordo dell’amata, decide di fare del suo meglio e riesce finalmente a sistemarli.
È questa la tenera storia che racconta Hair Love, il cortometraggio animato che ha vinto la 92esima edizione degli Academy Awards. Il regista e sceneggiatore Matthew Cherry ha tratto ispirazione da un tema molto sentito negli Stati Uniti: quello della normalizzazione dei capelli afro. E da un fatto realmente accaduto: quello che ha coinvolto il giovane De’Andre Arnold, uno studente di un liceo del Texas a cui è stato detto di tagliarsi i dreadlocks perché in caso contrario non “sarebbe stato in grado” di diplomarsi. La vicenda ha scatenato un’ondata di indignazione e Arnold è stato invitato come ospite agli Oscar.
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Il cortometraggio è stato realizzato tramite una campagna crowdfunding attivata sul sito Kickstarter dal regista, capace di coinvolgere 4.981 sostenitori e raccogliere oltre 284mila dollari. È stato poi acquistato da Sony Pictures Animation, che l’ha distribuito nelle sale americane con il film d’animazione Angry Birds 2 – Nemici amici per sempre nel 2019. Nel suo discorso di premiazione Cherry ha citato il Crown Act (acronimo che sta per Creating a Respectful and Open World for Natural Hair), ovvero una legge che difende le capigliature naturali e gli stili di pettinatura atti a proteggerle. Il sogno del regista è che quello che è accaduto a De’Andre Arnold non accada mai più ad altre persone.