di Vito de Biasi (esquire.com, 27 luglio 2022)
La sua agenda deve essere una delle più ambite del mondo, circola anche una battuta su gente dei servizi segreti che avrebbe voluto comprarla. Dentro ci sono i nomi degli uomini più ricchi e potenti della Terra, ma non si tratta di una spia internazionale o di un finanziere, si tratta di un sarto. Parola nobile che, nel caso di Gaetano Aloisio, sembra comunque riduttiva. Aloisio è un artigiano che ha voluto superare i suoi confini.
«Sono stato uno dei primi sarti a uscire dall’atelier per viaggiare. Andavo a trovare i clienti nei loro Paesi, e da lì ne cercavo di nuovi». Potremmo dire che Aloisio incarna una sartoria definitivamente cambiata: non è più l’artigiano chiuso in laboratorio, è l’imprenditore che ha una visione, che ha aggiornato l’atelier per reinventarsi un mercato e che oggi può dire «bazzico i palazzi del potere di tutto il mondo». Sembra una spacconata, ma Aloisio la pronuncia, come tutto il resto, con una tale semplicità da renderla un puro dato, per giunta credibile. Aloisio veste capi di Stato, sultani, emiri, sceicchi, principi ereditari, oligarchi e in generale gli uomini più ricchi del mondo, ma non scuce neanche un nome.
Se provocato – «Ha mai vestito Putin?» – risponde serafico: «Ci sono andato vicino». Composto ma vago, avrebbe potuto fare carriera proprio come spia. Ha scelto invece la sartoria molto presto, come succedeva una volta, quando si andava a bottega. «A 11 anni andavo a scuola la mattina e il pomeriggio in un laboratorio del mio paese, in Calabria. A 16 ho dovuto scegliere tra gli studi e il mestiere, e ho scelto il mestiere. Sono andato subito a Milano per imparare ancora, e ci sono rimasto 4 anni. A 20 ero già a Roma, sempre lavorando nelle migliori sartorie, studiando intanto taglio e cucito». A soli 22 anni vince le Forbici d’Oro, il premio più prestigioso del settore, di solito riservato a sarti affermati di mezz’età. «Così a 27 anni ho rilevato una sartoria e ho aperto la prima a mio nome, sempre a Roma».
È il 1991, il nome e gli affari girano, i clienti prestigiosi ci sono ma arriva l’inchiesta di Mani Pulite. «Con Tangentopoli ho perso molti dei miei clienti», un’altra di quelle frasi a effetto che Aloisio dice con aria serafica, quasi depotenziandole. Comincia a viaggiare, e da lì intuisce che il lavoro del sarto deve cambiare. Va prima a Parigi, e lì un ambasciatore gli introduce altri grandi personaggi, altri futuri clienti. «Un sarto può influire su molte cose» dice, «l’immagine, le forme del corpo, ma soprattutto sull’umore». In effetti, un abito ben tagliato può far sentire diversi gli uomini, soprattutto quelli costantemente sotto l’occhio pubblico. La differenza tra una giacca Aloisio e quella di qualunque altro sarto, ad esempio, sono i revers. Quelli di Aloisio sono appena più alti e vicini al collo, assicurano quindi un’immagine sempre composta della giacca e del colletto della camicia. Nessun cedimento, nessuna sbracatura. Sembra la traduzione in stoffa del carattere di Aloisio.
Il sarto si è fatto imprenditore allargando il suo mercato, naturalmente: con l’acquisizione di una storica calzoleria di Parma e di una camiceria di Roma l’offerta si è ampliata e oggi comprende non soltanto il su misura in total look, ma anche il ready to wear. Dal 2016 “Aloisio” è la divisione che adatta i meccanismi del ready to wear ai principi del bespoke: tutto quello che viene proposto è adattabile e personalizzabile secondo i gusti del cliente, dai tessuti ai colori. La sartoria che si è fatta brand non lo chiama neanche ready to wear, ma pleasurewear: abiti per il piacere. «Per fare un abito bespoke impiego circa 70 ore di lavoro.
Il costo di un abito può partire da 6.500/7.000 euro, ma non vi dirò mai a quanto può arrivare». Bisognerebbe chiederlo direttamente ai pezzi grossi che si vestono da lui, che non cercano «una giacca, ma un capo unico, pensato solo ed esclusivamente per loro». Il lavoro non è soltanto sull’anatomia, sulle misure e le leggi della sartoria, ma è anche uno studio psicologico. «Cerco anche di osservare le reazioni di un cliente, capire come si sente». La ricerca del piacere del vestire, sempre e comunque.