di Maurizio Crippa (ilfoglio.it, 17 aprile 2024)
Una volta il gran Massimo Moratti, presidente y compañero, spinto dalla sua tifoseria terzomondista-vip, accarezzò da vicino l’idea di stampare sulla tessera della Beneamata non l’effigie di qualche suo divin puntero, ma quella del Comandante Che Guevara. Lo dissuasero, forse, uomini della statura politica di un Peppino Prisco.
Quando si mescola la politica con le passionacce pop si fanno sempre pasticci. Ad esempio finisce che il giornale di riferimento dei tuoi tifosi stampi in prima la figu di Felipe Anderson, ma quello un minuto dopo dà buca alla Giuve e torna in Brasile, e non hai nemmeno il bravo Molinari a bloccare le rotative.
O non fai in tempo a chiamare la tua nuova Alfa Romeo con un nome italiano che ti tocca fare marcia indietro per malinteso sovranismo e battezzarla Junior, che poi è pure il nome di un idolo eterno dell’altra squadra di Torino, quella che ha dato il nome a una celebre Ford e a un film del grande Clint. Sbagliare un’immagine simbolo è facile, ma anche letale.
Ad esempio stampare sulla tessera del Pd la foto di Berlinguer, dopo aver dato dei buzziconi a quelli di Forza Italia perché sventolano quella di Berlusconi, è una triste brutta gaffe. Anche senza che arrivi Castagnetti a bacchettarti sui diti: “Non siamo il Pci, metta De Gasperi”.