di Maria Laura Rodotà (linkiesta.it, 29 settembre 2020)
Tax day
I pundit, i commentatori della politica americana, non ne azzeccano una dai tempi di Bush/Gore e forse da prima, ma a volte viene voglia di credergli. Succede ora con David Frum: sull’Atlantic sostiene che Trump sta perdendo – come si suol dire – il controllo della narrazione. Che le rivelazioni del New York Times sulle tasse (750 dollari nel 2017) e i debiti (più di 300 milioni di dollari da restituire nei prossimi anni) e le perdite e i pasticci gli non verranno liquidati, al solito, come simpatiche caratteristiche del personaggio.Primo, ricorda Frum: «È quel terzo dei repubblicani che trovava ingiusta la distribuzione del reddito negli Stati Uniti» e i privilegi fiscali dei ricchi che nel 2016 ha fatto nominare e poi eleggere Trump. Convinto dalle sue urlate contro le élites corrotte e la palude di Washington che avrebbe prosciugato. Adesso, secondo Frum, forse alcuni, forse molti elettori del suo zoccolo duro, maschi bianchi col diploma delle superiori, non torneranno a votarlo.
Secondo, pensa Frum, lo scoop sulle tasse manderà Trump in bambola: «La conferma dei debiti, dei trucchi fiscali, della disonestà a tutto campo gli faranno saltare i nervi», e potrebbe non riuscire più a spiazzare gli avversari «con una pazza distrazione dopo l’altra». Non tutti sono d’accordo. I pessimisti dicono che non servirà, che tra due giorni gli elettori l’avranno scordata, travolti da altre notizie e stranezze. Altri contano sui soliti bianchi suburbani che sono stati al college, non tanto perché forse imbroglia ma perché non è un grande uomo d’affari, e magari sono seccati per averci creduto.
Florida Men
Il Florida Man delle notizie assurde e di un account Twitter leggendario è un signore che fa cose da matto. Con la disinvoltura con cui si possono fare cose da matto in Florida. Florida Men sono stati arrestati per aver lanciato un alligatore attraverso la vetrata di un ristorante; per essersi presentati dal giudice con una maglietta “Fuck You”; per aver tentato una rapina con in faccia una busta di cellophane trasparente (sono spesso in preda a sostanze psicotrope, più molto alcol). Il Florida Man è in molti casi floridiano non per ius soli ma per ius culturae: è venuto a vivere lì perché era già matto, oppure è arrivato da Stati conservatori e ambienti repressivi; ed esagera nello sposare le stranezze del Subtropico.
È forse il caso di Brad Parscale, ex campaign manager di Trump poi retrocesso alla comunicazione digitale. Nato in Kansas, laureato in un college presbiteriano nel Texas profondo, vive a Fort Lauderdale con una Ferrari, un villone e uno yacht che non gli hanno dato la felicità. Domenica la polizia, chiamata dalla moglie che aveva aggredito e picchiato, lo ha portato via dopo averlo convinto a non spararsi. Lo hanno trovato con dieci armi da fuoco, ubriaco, forse fatto di altro. Ora è in ospedale, per un trattamento sanitario obbligatorio.
Sono partite varie dietrologie. Alcuni (anche lo scrittore Don Winslow, uno degli anti-trumpiani più arrabbiati su Twitter) ipotizzano che abbia fatto il matto per non essere chiamato a testimoniare (su qualcosa). Altri, più empatici, notano come essere trumpianissimi molto a contatto col presidente faccia male (poco tempo fa anche Michael Caputo, portavoce del dipartimento della Salute e gran difensore di Trump, ha avuto un esaurimento nervoso molto pubblico). Intanto la Florida ha raggiunto il traguardo dei 700mila casi, e il First Florida Man, il governatore Ron DeSantis, sta riaprendo tutto.
Dibattiti e urine
Grati al Covid-19 perché non dovranno stringersi la mano, i due sfidanti aspettano il dibattito tra allenamenti e pretattica. Trump ha passato molte ore con Chris Christie e Rudy Giuliani, ma pare non sia disciplinato. Biden ha dovuto replicare a Trump che chiedeva facesse un test antidoping. Recita il comunicato: «Joe Biden intende dare le sue risposte con le parole. Se il presidente pensa che sia meglio argomentare con l’urina, cominci lui» (i troll russo-repubblicani sui social network ora condividono battutoni tipo «Biden non vuole fare il test perché non sa come dare l’urina, gliela assorbe tutta il pannolone»; i progressisti rispondono con meme sulle piogge dorate richieste da Trump a Mosca secondo lo Steele Dossier; e via così).
Ribelli per Biden
I dibattiti presidenziali post-pandemia potrebbero essere un nuovo passo verso la dismissione dei giornalisti. Anche degli onesti cronisti velinari e degli analisti politici che dopo i confronti incontravano nelle spin room portavoce e collaboratori dei candidati che gli comunicavano la loro versione. Ora le spin room funzionano durante tutto il dibattito, e non hanno bisogno di giornalisti. La campagna di Biden, racconta Politico, ne ha tre: una diffonderà video e talking points su Facebook, Youtube e tutti i social conosciuti. Un’altra «manderà contenuti buzzy», attraenti e virali, a sostenitori di Biden famosi o con molti followers, «per dare forma alla discussione politica». Una terza, detta la Rebel Alliance, dirà cose di Sinistra. O meglio, interverrà sulle mega-pagine Facebook progressiste come Occupy Democrats per renderle più bideniane (verrebbe da dire, auguri; però, pare, dicono, sono in aumento i Bernie Bros disperati che vogliono andare a votare di persona). La spin room a tre piste è importante perché la maggioranza non legge articoli e non guarda il dibattito in tv; lo segue dal telefono, a pezzetti, e ora la guerra è su quei pezzetti.
L’angolo di Ivanka
«Trump disse: “Penso che dovrebbe essere Ivanka. Cosa pensate di Ivanka come mio vicepresidente?”. Scese il silenzio». Lo racconta Rick Gates, ex vice campaign manager finito brevemente in carcere, nel suo libro Wicked Game. L’idea fu abbandonata dopo un paio di sondaggi, però sembra uscita da una storia di oligarchi e principesse, e fa piacere leggerla.
Scranton contro Park Avenue
I progressisti pignoli, insomma i membri delle liberal élites che stanno sulle balle anche a sé stessi, fanno presente che città e strada non sono esatte, nel nuovo slogan “Scranton versus Park Avenue”, con cui Biden spera di arrivare al 3 novembre. Lui è Scranton, Pennsylvania, dove è nato, una città – allora – di fabbriche e carbone e operose famiglie di colletti blu. Trump, nato e abbientissimo al netto delle dichiarazioni dei redditi, sarebbe Park Avenue, a Manhattan. Ma poi Trump non è Park Avenue, con i palazzi dove i ricchi vecchio stile non facevano vendere ai pittoreschi e agli arricchiti; casomai Fifth Avenue. Dove ha costruito la Trump Tower, che è un vero simbolo del peggio degli anni Ottanta; però piace a un sacco di gente che non vuol essere giudicata cafona, e poi quello fu l’unico buon affare trumpiano. Mentre Biden da Scranton è andato via da ragazzino; da sempre sta a Wilmington, Delaware. Dove, al 1209 di North Orange Street, hanno sede legale Apple, eBay, American Airlines, Walmart e altre 300mila società (il Delaware è un paradiso fiscale per le imprese e Biden era il suo senatore, adesso non pareva il momento di ricordarlo).
Grazie per Joe
(Se non avete visto Tiger King su Netflix, non leggete questo paragrafo; però andate a vederlo, è pazzesco e capirete di più anche Trump).
Ieri notte Carole Baskin, la bionda di Tampa con rifugio per tigri nemica giurata di Joe Exotic e del suo zoo in Arkansas (Joe aveva assunto un tizio per farla uccidere), è andata ospite nel talk show di Sean Spicer. Spicer è stato il primo portavoce di Trump, era il tizio paffuto e sempre imbarazzato poi sostituito e diventato concorrente di Dancing with the Stars. Ora a Dancing with the Stars c’è Baskin. Spicer l’ha intervistata su una proposta di grazia presidenziale a Joe Exotic (se Trump verrà rieletto succederà).
Better call Joe, l’altro
Omaha, capitale del Nebraska, è la città anonima nelle grandi pianure in cui l’avvocato Jimmy-Saul (poi anzi prima della serie Better Call Saul) finisce a fare il manager di un fast food in un centro commerciale, dopo essere sparito per sfuggire al Cartello alla fine di Breaking Bad. Joe Biden potrebbe diventare presidente col voto delle dipendenti di quel fast food (si presume Saul non si registri per votare).
Omaha e dintorni sono nel Secondo Distretto del Nebraska (lì si sceglie un candidato in ogni distretto elettorale, non in tutto lo Stato), dove ora Biden conduce 48 a 41. L’unico voto elettorale del Distretto, in caso di elezione sul filo, potrebbe far arrivare Biden ai 270 voti necessari per vincere. Secondo Five Thirty Eight, Biden ha de-repubblicanizzato il Distretto, convincendo gli indipendenti, al 56 per cento contro il 26 di Trump. E i laureati, 64 a 23 (il New Mexico di Breaking Bad e Walter White è solidamente democratico, e per l’espansione dell’Obamacare, naturalmente).