(ilfoglio.it, 10 novembre 2021)
Mancava solo l’ultimo passo. Dopo l’impegno civico e quello – accesissimo, a ritmo di Instagram stories – per i diritti e il ddl Zan, forse Fedez sta gettando le basi per lo sbarco in politica. La società Zdf Srl, di proprietà del rapper, ha infatti registrato un dominio sul web che sembra lasciare poco spazio agli equivoci: fedezelezioni2023.it. Al momento non risulta attivo, ma tanto basta per lanciare il messaggio. E a confermarlo è la stessa Zdf: “Dalla società mi è arrivata via mail una richiesta di attivare questo dominio in data odierna”, ha spiegato all’agenzia Adnkronos il responsabile dell’area informatica. L’obiettivo dichiarato sarebbe appunto l’anno delle prossime elezioni politiche, se si arriverà a fine legislatura.
La svolta stupisce, perché il cantante 32enne tutto tatuaggi e Comunisti col rolex (“Come Berlinguer, citavo sempre Marx, ma Groucho”, cantava insieme a J-Ax) in Parlamento sarebbe senz’altro un’inedita presenza. Ma è una sorpresa fino a un certo punto. Dallo scoppio della pandemia in poi, Fedez e la moglie Chiara Ferragni si sono esposti in prima linea sulle tematiche più calde del Paese. La raccolta fondi per il reparto di terapia intensiva al San Raffaele, il collettivo Scena Unita a sostegno dei lavoratori dello spettacolo. Poi una “pausa lavorativa” – lui a Sanremo, lei nel cda di Tod’s – prima dell’escalation: il concertone del primo maggio, con tanto di filippica contro “Salvini e gli omofobi della Lega”. Nel mentre i Ferragnez si attirano simpatie bipartisan, anche perché la vecchia burocrazia ci mette del suo – dall’imbarazzo di Raitre accusata di censura al patetico accanimento del Codacons – e la politica tradisce le aspettative. Almeno quelle dei social e degli influencer. Il 27 ottobre la data cerchiata in rosso: il Senato affossa il ddl Zan e Fedez insorge. “Ma il Renzi che si proclamava paladino dei diritti civili”, ha twittato il rapper, “è lo stesso che oggi pare sia volato in Arabia Saudita? Per celebrare la libertà di parola organizziamo una partitella a scarabeo con Kim Kong-Un? Gran tempismo. Comunque bravi tutti”.
Sembrava lo sfogo di un attivista, potrebbe essere il nuovo linguaggio della politica. E la vecchia classe dirigente, che fin qui si è lanciata in una disperata rincorsa ai like, ora dovrà fare gli scongiuri. Perché se il consenso elettorale si misurasse in follower, tanti saluti: i 38 e passa milioni dei Ferragnez sono quasi dieci volte quelli di Salvini, Meloni, Conte, Letta, Berlusconi, Renzi e Calenda messi insieme. Roba da percentuali bulgare. “Rivoluzione, anzi involuzione”, rappava Fedez in un suo vecchio album. Il titolo: Pop-Hoolista. Da rispolverare per il nuovo partito?