di Claudia Guasco (ilmessaggero.it, 3 marzo 2019)
L’amore per Napoli, l’adolescenza in Toscana, la passione per il teatro di Eduardo De Filippo. Ma anche la preoccupazione per il serpeggiare di razzismo e antisemitismo, il sogno di un rinascimento europeo e le tensioni che hanno complicato i rapporti con l’Italia, a cominciare dalla Tav. Opera sulla quale il presidente francese Emmanuel Macron ribadisce: «Bisogna andare avanti».Dopo l’incidente diplomatico tra Parigi e Roma, culminato con il richiamo dell’ambasciatore francese, Macron imbocca la strada del dialogo. E in un’intervista a Che tempo che fa – «Mi sono pagato da solo il biglietto di andata e ritorno per Parigi e dunque nessun costo per la Rai», chiude la polemica il conduttore Fabio Fazio – lancia segnali distensivi all’Italia, pur rimarcando la distanza con le posizioni del governo Lega-M5S. Si propone come volto affidabile e tollerante di un’Europa unita negli stessi obiettivi, dice apertamente che i nazionalisti sono i suoi nemici: «Serve un’Europa forte, che riconosca le richieste d’identità dei popoli; serve ricostruire un’Europa che sia sovrana, più unita. Alcuni difendono il nazionalismo, ma io combatterò sempre contro queste persone, che ci riporterebbero indietro di anni. Un’Europa sovrana è un’Europa unita su difesa, politica, clima, alimentazione, sul digitale. Che sia uno spazio credibile di fronte alla forza di Usa e Cina». E invece i cantieri aperti dell’alta velocità sono il contrario di questa auspicata coesione: «Sono stati fatti molti lavori, numerose analisi. È molto importante per le regioni transfrontaliere, è stata la scelta dei nostri predecessori e noi l’abbiamo confermata», afferma Macron.
«Credo che oggi le tecnologie verso cui andiamo, di mobilità più sostenibile, le innovazioni in campo permettano malgrado tutto di riconciliare la modernità e l’ecologia. So che ci sono molte sensibilità su questo argomento, ma credo che le risolveremo attraverso consultazioni e concertazione». E questo è solo uno dei diversi dossier economici aperti con il nostro Paese, complicati dopo lo strappo del 5 febbraio quando il vicepremier Luigi Di Maio ha incontrato i leader dei gilet gialli, movimento che contesta le politiche del presidente. Macron vuole superare la crisi: «C’è stato un malinteso, ci sono state alcune affermazioni eccessive, ma queste peripezie non sono gravi, bisogna andare oltre. È questo di cui ho parlato con il presidente Mattarella, e dunque l’ho invitato in Francia». Il prossimo 2 maggio saranno insieme, «per il cinquecentesimo anniversario della morte di Leonardo». Questo incontro, secondo Macron, «ci porterà al di là delle incomprensioni che a volte accadono nella vita politica o economica e che per me sono secondarie. Bisogna certo sistemarle, metterle a posto, ma non devono farci dimenticare che non c’è un’avventura europea se non c’è un’intesa fra i nostri due Paesi».
I rapporti tra Roma e Parigi si sono fatti sempre più tesi a causa dell’immigrazione, con Salvini che ha accusato Macron di scarso sostegno nei confronti dell’Italia e l’Eliseo che replicava con i numeri dei richiedenti asilo accolti. Ora il presidente ammette che «a volte non c’è stata abbastanza solidarietà da parte dell’Europa» nei confronti del nostro Paese nella gestione dei flussi migratori. «L’Europa» afferma «è responsabile di questa situazione, perché non ha saputo ascoltare. L’Italia a causa della sua posizione geografica deve sopportare un fardello molto pesante». Ma non deve soccombere, aggiunge Macron. «La paura dell’apertura può portare alla chiusura. La risposta non sia l’Europa dei nazionalismi: nessun Paese, né l’Italia né la Francia, potrà risolvere i propri problemi ripiegandosi su sé stesso, ma insieme agli altri». Anche perché i timori sono comuni: «Perché c’è tutta questa paura, anche in Italia, che è sempre stata un Paese aperto? Perché gli arrivi dei migranti sono stati troppo consistenti, c’è la stessa paura anche in Francia. La soluzione è ripensare la nostra sovranità nel mondo, il nostro rapporto con l’Africa: i nostri destini sono legati, noi europei dobbiamo avere politiche comuni di stabilizzazione». E per la sua esortazione finale, Macron guarda dritto nella telecamera e parla in italiano: «Il cuore oltre l’ostacolo», sprona.