di Gabriele Porro (wired.it, 5 giugno 2020)
Facebook inizierà ad etichettare le pagine di giornali e media che reputa siano totalmente o parzialmente sotto il controllo del proprio governo. L’obiettivo dichiarato è offrire un servizio che migliori la trasparenza per gli editori. «Le persone dovrebbero sapere se le notizie che leggono provengono da una pubblicazione che potrebbe essere sotto l’influenza di un governo» scrive Nathaniel Gleicher, capo delle politiche di cybersecurity di Facebook sul blog della società.Il social network inizierà a etichettare dall’estate i contenuti sponsorizzati, poiché hanno maggiore risalto, partendo da un numero di media ritenuti vicini ai governi e aggiungendone di nuovi nel tempo. La segnalazione comparirà sulla pagina della testata, su quella per la trasparenza, nell’archivio delle inserzioni e, per quanto riguarda gli Stati Uniti, anche nel news feed.
Per valutare l’indipendenza di una testata, Menlo Park prenderà in considerazione alcuni criteri, scelti con la collaborazione di sessantacinque esperti mondiali specializzati in media, governance, diritti umani e sviluppo: chiarezza su proprietà e finanziamenti ricevuti, trasparenza e scelta delle fonti, direzione, staff e linea editoriale, influenza del governo su pratiche come la correzione di articoli. «Sappiamo che i governi continuano a utilizzare meccanismi di finanziamento per controllare i media, ma questo da solo non racconta l’intera storia», scrive Gleicher: «Ecco perché la nostra definizione di “media controllati dallo Stato” va oltre la semplice valutazione del controllo finanziario o della proprietà e include una valutazione del controllo editoriale esercitato da un governo».
Nel caso in cui l’etichetta sia assegnata erroneamente, gli editori potranno fare appello presentando le prove della propria indipendenza. Alcune testate come Sputnik, RT e China Daily, legate rispettivamente all’influenza dei governi di Russia e Cina, sono già state segnalate. Con questo intervento Facebook punta a proteggere lo svolgimento delle elezioni presidenziali statunitensi, che si terranno a novembre 2020, dall’influenza di notizie diffuse da media manipolati dai propri governi.