(ilfattoquotidiano.it, 10 settembre 2020)
«Facebook può essere considerato un acceleratore della distruzione della società?». Di fronte a questa domanda, Mark Zuckerberg, ceo e padre della piattaforma, è rimasto spiazzato e per cinque, lunghissimi, secondi non ha proferito parola. Poi ha detto: «Ho un po’ più di fiducia nella democrazia, spero non sia mal riposta». Aggiungendo: «Quello che facciamo, e credo faccia anche il resto di Internet in generale, è dare più potere alle persone». Ma quei cinque secondi di silenzio sono stati la sua vera, spontanea, emblematica, risposta.
È successo durante un’intervista per il programma Axios on Hbo, nel corso della quale il fondatore del popolare social network è stato interrogato sul futuro della sua creatura, accusata di diffondere bufale e pensieri estremisti, e di promuovere contenuti di parte. Come verrà giudicato Facebook dalla Storia? Con i suoi 2,5 miliardi di utenti attivi nel mondo, potrebbe davvero avere un ruolo nella “distruzione” della società? «Facebook non è una cassa di risonanza per le idee di Destra», ha tenuto a rassicurare Zuckerberg in risposta alle critiche rivolte al suo social, ritenuto di parte nella corsa alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti. E ha detto che è «semplicemente sbagliato» considerare Facebook guidato dai conservatori, nonostante i loro siano i post dall’interazione più elevata sulla piattaforma.
Il ceo di Facebook ha affermato che non saranno rimossi i post anti-vax, nonostante gli esperti abbiano espresso un cauto ottimismo sulla possibilità di una vaccinazione contro il Covid-19 disponibile entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo. «Se qualcuno indica un caso in cui un vaccino ha causato dei danni, o comunque esprime preoccupazione per quest’ultimi», ha detto Zuckerberg «è difficile, dal mio punto di vista, negare del tutto la possibilità di fare queste affermazioni». Infine, Zuckerberg ha negato che gli algoritmi di Facebook siano progettati per promuovere contenuti «che possano in qualche modo provocare le persone: non è così che funzionano i nostri sistemi».
Consapevole del potere di Facebook di diffondere la disinformazione, però, la settimana scorsa la società ha annunciato che avrebbe bloccato la pubblicità politica sulla piattaforma nei sette giorni precedenti le elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti. Ha però rifiutato una sospensione di trenta giorni, in quanto «le persone vogliono comunque essere in grado di condurre campagne per non andare al voto», oltre alla possibilità di rispondere agli attacchi o produrre argomenti conclusivi. Una linea rossa tracciata da Zuckerberg è quella relativa alle minacce contro i funzionari elettorali, minacce che «ovviamente minerebbero la legittimità delle elezioni». Facebook, ha concluso, «eliminerà aggressivamente ogni minaccia rivolta alle persone coinvolte nel conteggio e nell’assicurarsi che le elezioni si svolgano come previsto».