di Tommaso Meo (wired.it, 14 settembre 2021)
Nonostante Facebook assicuri da tempo che tutti i suoi utenti sono uguali e sono trattati allo stesso modo, sembra che qualcuno sia più “uguale” degli altri. Secondo quanto emerso di recente grazie al Wall Street Journal, pare che la compagnia fondata e diretta da Mark Zuckerberg abbia sottratto 5,8 milioni di persone, tra celebrità e politici, alle normali regole di moderazione che applica ai contenuti pubblicati sulla sua piattaforma. Facebook ha previsto da anni un programma chiamato XCheck – o Cross Check (controllo incrociato) – che esenta i suoi componenti dal sottostare alle politiche applicate ai normali utenti, secondo quanto emerge da documenti interni all’azienda entrati in possesso del giornale americano.
XCheck, inizialmente, era stato pensato come un’ulteriore misura di controllo per proteggere gli account di importanti personalità da azioni contro di loro. Nella realtà, è diventato un lasciapassare per questi profili. Il Wall Street Journal scrive che alcuni sono stati messi direttamente in una white list che li rende immuni da qualsiasi misura della piattaforma, mentre altri «sono autorizzati a pubblicare materiale che viola le regole in attesa delle revisioni dei dipendenti di Facebook che spesso non avvengono mai». Per Facebook rimuovere o punire un utente per i contenuti che pubblica diventa più complicato quanto più questo è un personaggio vista.
Per bandire l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, dalla piattaforma – e non ancora per sempre – è stato necessario un tentativo di colpo di Stato da parte dei suoi sostenitori, infiammati (anche) dai suoi post. In questo senso XCheck sembra un sistema per evitare nella grande maggioranza dei casi di applicare le regole, evitando polemiche. Celebrità e politici hanno potuto in questi anni pubblicare contenuti che fomentano l’odio o contengono disinformazione senza conseguenze, mentre, per gli stessi, gli utenti normalmente subiscono rimozioni e sanzioni. Tra le persone in questa lista ci sarebbero anche Trump, suo figlio Donald Trump Jr., il commentatore di destra Candace Owens e la senatrice democratica Elizabeth Warren. Perfino al calciatore brasiliano Neymar è stato permesso, nel 2019, di pubblicare una foto di nudo di una donna che lo aveva accusato di stupro. Il Wall Street Journal scrive che la maggior parte delle persone presenti in questa lista non sapeva, però, di farne parte.
Alle richieste di commenti sulla notizia, il portavoce di Facebook Andy Stone ha risposto su Twitter dicendo che XCheck non rappresenta un sistema privilegiato e che in ogni caso il programma subirà dei miglioramenti. XCheck, ha scritto Stone, «significa semplicemente che alcuni contenuti di determinate pagine o profili ricevono un secondo livello di revisione per assicurarci di aver applicato correttamente le nostre norme». Chi lavora a Facebook è però conscio da tempo del problema. «Non stiamo facendo ciò che diciamo di fare pubblicamente», hanno affermato i ricercatori dell’azienda in un memorandum del 2019 citato dal Wall Street Journal. Se Facebook sta poi davvero lavorando al miglioramento del programma, allora sta facendo non poca fatica per ottenere qualche risultato. Nel 2020, i post esaminati da XCheck sono stati visualizzati almeno 16,4 miliardi di volte prima di essere rimossi e, secondo un promemoria di marzo, sempre citato dal quotidiano statunitense, «le liste vip continuano a crescere».