(ilpost.it, 21 gennaio 2023)
Venerdì in un tribunale federale di San Francisco Elon Musk ha testimoniato al processo sul piano per ritirare la propria azienda Tesla dalla Borsa, annunciato nel 2018 e mai realizzato. All’epoca Musk aveva scritto su Twitter (di cui ora è proprietario) di stare «considerando di rendere Tesla una società non quotata al prezzo di 420 dollari» per il riacquisto di ogni azione sul mercato. Aveva poi aggiunto di avere il necessario sostegno degli investitori e che «l’unico motivo per cui ci sono ancora incertezze è che deve esserci un voto degli azionisti».
In seguito a quelle dichiarazioni, il valore delle azioni di Tesla in Borsa era aumentato sensibilmente, con molti investitori interessati a ottenere quote per rivenderle poi al prezzo molto vantaggioso di 420 dollari ad azione, annunciato da Musk. Ma alla fine l’accordo non si fece, le azioni di Tesla persero molto in Borsa e così anche gli investitori che si erano fidati delle dichiarazioni di Musk. Il comportamento di Musk era stato sanzionato dalla Securities and Exchange Commission (Sec), l’agenzia che si occupa di controllare le attività delle società quotate, con l’accusa di avere di fatto manipolato l’andamento del mercato per quanto riguardava le azioni Tesla.
Il giudice che si occupa del processo ha già stabilito che Musk fece dichiarazioni non veritiere, mentre ora una giuria deve decidere se quelle affermazioni portarono o meno gli investitori a perdere denaro. Nella sua deposizione di venerdì, durata una trentina di minuti, Elon Musk si è difeso dicendo: «Solo perché twitto qualcosa non significa che le persone poi ci credano o agiscano di conseguenza. Non c’è una relazione causale semplicemente per un tweet». Musk ha poi aggiunto che non si può ignorare il fatto che su Twitter ci sia un numero limitato di caratteri che si possono utilizzare per esprimere un concetto, aggiungendo che si tratta di una condizione nota a tutti.
I legali di Musk sostengono che il loro cliente non mentì quando pubblicò quei tweet e che stesse effettivamente pensando di rimuovere Tesla dal mercato azionario, aggiungendo che il piano fallì non per volontà di Musk, ma per la mancata autorizzazione da parte degli azionisti. Durante le loro dichiarazioni, molti testimoni hanno detto che nel 2018 decisero di acquistare le azioni di Tesla quando ebbero notizia dei tweet di Musk, pensando di avere davanti un buon affare. Il processo durerà almeno tre settimane e porterà infine a un verdetto da parte della giuria, che dovrà determinare o meno la necessità di un risarcimento.