di Stefano Baldolini (huffingtonpost.it, 19 maggio 2021)
Colpisce a destra quanto a sinistra, e la potremmo chiamare sindrome “Pasionaria”, dal soprannome dato a Dolores Ibárruri, la mitica antifascista spagnola del “No pasarán!”. Questa volta è toccato a leghisti, fratelli d’Italia e dintorni. “L’Italia è un paese libero. Non deve omologarsi alle follie del politicamente corretto”, ha postato Elisabetta Canalis su Instagram scagliandosi contro il “bavaglio inaccettabile”, e la trasformazione in intellettuale controcorrente, scomoda e di destra, è immediata. Matteo Salvini e Giorgia Meloni sottoscrivono, e la rilanciano su Twitter: “Chiara e coraggiosa!”, “Brava!”. Nicola Porro la esalta: “Non sceglie la via facile delle superstar in ginocchio per la nuova religione Lgbt pro ddl Zan”.
Giovanni Sallusti scrive a Dagospia paragonandola a Sartre e Fedez. Libero la accomuna a Pio e Amedeo, e al loro monologo “liberatorio” su “negri, froci e ricchioni” in Felicissima sera su Canale 5. Insomma, sarà un omaggio al meraviglioso frullatore postmoderno che è stato Franco Battiato, sarà la mancanza di facce nuove – la stessa edizione di Libero titola: “Centrodestra, sveglia” – ma, anche da quelle parti si cade nel facile tentativo di costruzione di un’icona (pop). Che poi, lei, la Canalis, tra un migliaio di foto fashion, healthy & glam, ogni tanto la bandierina la pianta, e pure senza troppi problemi. Come quando, sempre in nome della libertà di pensiero e di scherzare sulle donne, si mette a difendere Luciana Littizzetto minacciata di querela da Wanda Nara per aver fatto facile ironia su una foto (la moglie di Icardi nuda su un cavallo). Come nel 2009, ai tempi del Berlusconi IV: “Io sono interessata alla politica, ho sempre avuto le idee chiare, molto precise, fin da quando ero ragazzina, insomma, quello che posso dirle è che sono contenta di questo governo, diciamola così!”. Allora la showgirl, che stava girando una fiction con Massimo Boldi, era anche contenta per la sconfitta del patron di Tiscali, Soru, nella sua Sardegna.
In questi giorni, ora che vive a Los Angeles ed è “portavoce di uno stile di vita sano e di un’alimentazione equilibrata” – scrive Vanity Fair –, Elisabetta Canalis diventa testimonial di un brand importante come la San Benedetto, gruppo leader nelle acque minerali in seno alla famiglia Zoppas, famiglia veneta ben radicata nel tessuto produttivo leghista. Per dire, Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Veneto e nipote del patron Enrico, era molto critico con il decreto Dignità a firma Di Maio e ai tempi dello strappo del Papeete plaudeva alla mossa del suo omonimo Salvini (salvo poi smarcarsi un po’). Vabbè, conviene fermarsi qui, prima che il gioco si faccia peso e tetro, direbbe il poeta di sinistra agli amici di destra, meglio limitarsi a osservare l’eventuale parabola politica e commerciale, da ex velina a influencer, e vedere se Elisabetta riuscirà a diventare l’anti-Ferragni. Se sarà la politica a usare lei o viceversa. Non sarebbe propriamente la genesi di una leader, ma di questi tempi, persino molto di più.