di Massimo Cavallini (ilfattoquotidiano.it, 13 gennaio 2024)
Il primo pensiero – un misericordioso pensiero – è ovviamente andato a tutti coloro che, negli Usa e nel mondo, oggi si guadagnano da vivere facendo satira politica. Data, infatti, un’occhiata al video in questione, impossibile è stato non porsi un angoscioso quesito (angoscioso, in particolare, per tutti coloro che considerano la satira una sorta di linfa vitale della libertà d’espressione).
Che cosa, questi ormai pateticamente obsoleti autori, potrebbero mai inventarsi, cosa mai potrebbero scrivere, dire, recitare, mimare, filmare, cantare o disegnare, oggi e negli anni a venire, in un mondo in cui le potenziali vittime dei loro strali direttamente provvedono a impallinare sé stesse a questi insuperabili livelli di blasfema scempiaggine? A quale “berlina” potrebbero mai esporre i più satireggiabili personaggi, per quali fondelli potrebbero mai prendere i propri potenziali bersagli, laddove, ormai molto oltre il ridicolo, i potenti di turno motu proprio orgogliosamente esibiscono, metaforicamente parlando e con biblici accenti, anche i più impresentabili lati dei propri fondoschiena?
Il “video in questione” è quello che, a sé stesso dedicato, Donald J. Trump ha pubblicato nei giorni scorsi nella sua personale rete sociale, TruthSocial. Ed è ovviamente un video che non ha bisogno di commenti che non siano la letterale traduzione in Italiano del testo che, nell’originale in Inglese, viene recitato con molto ieratica solennità e con il dichiarato obiettivo d’informarci che se Donald Trump è tra noi questo è per diretta – ed ovviamente insindacabile – volontà del Padreterno.
Necessario è però aggiungere alcune note, chiamiamole così, di cronaca. Il video non è – o, almeno, ancora non è – parte della propaganda ufficiale del candidato Donald Trump, ex-presidente e quasi sicuro vincitore delle primarie repubblicane che tra qualche giorno cominceranno nello Stato dello Iowa. Ne è chiaro chi ne sia l’autore. Chiare invece sono due cose. La prima: questo video si è ovviamente ispirato ad una sorta di preghiera inventata, nel lontano 1978, da uno dei più celebri degli “host” radiofonici della destra ultraconservatrice americana. Ovvero: all’omaggio che Paul Harvey (deceduto nel 2009) ha dedicato, a ridosso d’una finale del Super Bowl, a quello che considerava il simbolo, l’intrinseca, divina forza della “vera America”: “the farmer”, l’agricoltore, il contadino, l’uomo che lavora la terra, onora Dio e ama la Patria. […]
Che cosa possa mai avere in comune Donald Trump – pingue esponente della più narcisistica, bullisticamente esibizionista e sibaritica, lasciva forma di urbana ricchezza – col rustico, rude campione di frugale laboriosità e di purissima fede cantato da Harvey, difficile è immaginare, ovviamente, per quanti non siano parte del culto. E neppure si può escludere – anche se appare alquanto improbabile – che l’anonimo autore proprio come una presa in giro l’abbia immaginata. Anche se così fosse, in ogni caso – e questa è la seconda cosa assolutamente chiara – ormai poco importa. Donald Trump, l’uomo che – video dixit – “il Signore ci ha regalato” l’ha entusiasticamente presa per buona. E per buona – pur nella sua irresistibile clownerie – dobbiamo prenderla anche noi.
Un’ultima osservazione. Qualunque sentimento prevalga durante la visione del filmino – si tratti di incontenibile sdegno o della più sguaiata irrisione – pensate a quel che i sondaggi oggi ci dicono. Vale a dire: che quest’uomo “made in paradise” tra un anno potrebbe tornare, non per volontà del Signore, ma per decisione degli elettori, nel più elevato posto di comando del pianeta Terra. E, se siete credenti, incominciate a pregare. Ecco il testo del video.
Il giorno 14 di giugno del 1946, il Signore guardò dall’alto dei Cieli il mondo che voleva trasformare in paradiso e disse: ho bisogno di qualcuno che di questo mondo si prenda cura…
E fu così che il Signore regalò al mondo Donald Trump.
Disse il Signore: ho bisogno di qualcuno che si svegli prima dell’alba, risani la Nazione, lavori l’intera giornata, combatta il marxismo, si conceda una cena frugale e quindi torni nello Studio Ovale e lì rimanga oltre la mezzanotte riunendosi con i capi di Stato di tutto il mondo…
E fu così che il Signore creò Donald Trump.
Disse il Signore: ho bisogno di qualcuno forte di braccia quanto basta per tenere in pugno lo Stato Profondo e, insieme, amorevole quanto basta per assistere al parto di suo nipote, qualcuno capace di provocare controversie, dominare turbolenti convegni economici mondiali, tornare a casa affamato, attendere pazientemente che la First Lady termini il pranzo con le amiche e quindi invitare, in tutta sincerità, le signore presenti a tornar presto…
E fu così che il Signore ci regalò Donald Trump.
Disse il Signore: ho bisogno di un uomo che sappia forgiare un’ascia e brandire una spada, che abbia il coraggio di metter piede in Nord Corea, che sappia trasformare in danaro il petrolio racchiuso nelle bituminose sabbie della Terra, e mutare in oro quel che è liquido, un uomo che capisca la differenza tra le tariffe e l’inflazione. Un uomo che finisca la sua settimana di 40 ore nel pomeriggio di giovedì, ma solo per lavorare altre 72 ore…
E fu così che il Signore creò Donald Trump.
Disse il Signore: ho bisogno di qualcuno che osi entrare nel nido delle vipere, denunciare quelli che diffondono fake news perché le loro lingue sono viscide come serpenti e perché il veleno sgorga dalle loro labbra…
E fu così che il Signore creò Donald Trump.
Disse il Signore: ho bisogno di qualcuno che sia forte e coraggioso, che non abbia paura o terrore dei lupi quando attaccano un uomo che si prende cura del gregge, ho bisogno d’un pastore che guidi l’umanità e che non abbandoni il suo gregge. Ho bisogno del più zelante dei lavoratori che continui il cammino, che sia forte nella fede e che creda in Dio e nella Nazione. Di qualcuno disposto a trivellare, promuovere i prodotti ed il lavoro degli americani. Qualcuno che coltivi la terra e protegga i nostri confini. Qualcuno che aumenti la nostra forza militare. Qualcuno che combatta il sistema giorno e notte e che, la Domenica, concluda il suo duro lavoro settimanale in una chiesa a me dedicata. E tutto questo perché il suo figlio maggiore possa a lui rivolgersi con orgoglio e dire: papà, rendiamo di nuovo grande l’America. Ricostruiamo un Paese che sia di nuovo l’invidia del mondo…
E fu così che il Signore creò Donald Trump.