(giornalettismo.com, 2 agosto 2019)
Prima di essere ministro dell’Interno, prima di essere vicepremier, prima di essere leader della Lega, parlamentare europeo, padre, compagno e tifoso del Milan, Matteo Salvini è di fatto un influencer. Con i suoi quasi 4 milioni di Followers su Facebook, 1,6 milioni su Instagram e 1,1 milioni su Twitter, Salvini è il politico più seguito d’Italia.Sui suoi profili ufficiali pubblicizza in continuazione gli appuntamenti della sua (apparentemente) infinita campagna elettorale, commenta articoli d’attualità, pubblica i selfie con le fidanzate, condivide momenti di intimità familiare insieme ai figli, così come la merenda con pane e Nutella. Non stupisce dunque che uno dei suoi post estivi riguardi la classica lettura sotto l’ombrellone, che in questo caso risulta essere un libro di Oriana Fallaci, Quel giorno sulla Luna, in edicola come inserto del Corriere della Sera.
La foto è stata pubblicata lo stesso giorno di un’intervista a Salvini del Corriere: coincidenza?
Coincidenza vuole che lo scatto del libro in questione sia stato pubblicato lo stesso giorno in cui il quotidiano di Via Solferino ha proposto una lunga intervista al ministro dell’Interno, nella quale Salvini fa il punto della situazione sul governo e sui suoi progetti in Europa. Al di là dei contenuti del pezzo e alla luce dell’uso dei social fatto dal vicepremier, una domanda sorge dunque spontanea: si può considerare il post di Salvini come una sponsorizzazione al Corriere? Dopotutto è questo che fa un influencer, pubblicizza brand a seconda del proprio ambito di “specializzazione”. Con il suo post Salvini non ha solo condiviso la sua lettura estiva, ha anche indirizzato i suoi follower verso un titolo e un’edizione precisa, quella dell’inserto del Corriere, appunto. E tanto per dare un’idea del seguito del ministro sui social, il post in questione su Facebook ha ottenuto in poche oltre 16mila reazioni, 1.400 condivisioni e 1.500 commenti.
Salvini-influencer, qualcuno aveva già calcolato quanto potevano valere i suoi post
Il tema Salvini-influencer era già stato affrontato alcuni mesi fa, quando, una volta al governo, il leader della Lega ha inaugurato una strategia social inedita in politica e improntata al racconto di una quotidianità fatta di cibo e – questione che ha provocato molte polemiche – di marche italiane citate con estrema disinvoltura (vedi la voce: Nutella). Il fenomeno era talmente evidente che nel 2017 l’agenzia di stampa Adnkronos ha chiesto a Matteo Pogliani, esperto di social e influencer marketing, quanto avrebbe potuto guadagnare il ministro dell’Interno con i suoi post. «Secondo alcuni report internazionali è possibile stimare che un post di Matteo Salvini potrebbe tranquillamente costare tra i 25-50mila euro su Instagram, tra i 15-25mila euro su Twitter, tra i 50-70mila euro su Facebook», aveva risposto l’esperto. «Alle stime sul valore dei post di Salvini va poi aggiunto un elemento essenziale – spiegava il guru del Web –, ovvero la profonda credibilità che la sua posizione e il suo ruolo istituzionale gli conferiscono. Elemento che non molti influencer possono dare e che si farebbe ben pagare, nel caso».
Salvini, il Corriere e la querelle con Repubblica
Tornando al post in questione e alle letture estive suggerite dal vicepremier, un’ultima domanda resta in sospeso. A voler fare le pulci, anche la tempistica di questa presunta sponsorizzazione al Corriere tramite il suo inserto risulta curiosa. È di appena due giorni fa infatti l’ennesima querelle di Matteo Salvini con Repubblica, grande concorrente del quotidiano di Via Solferino. Pochi giorni fa un giornalista della testata fondata da Eugenio Scalfari (Valerio Lo Muzio, N.d.C.) ha, infatti, sorpreso il figlio del ministro mentre sulla spiaggia di Milano Marittima saliva a bordo di una moto d’acqua della Polizia per puro divertimento. La vicenda ha avuto uno strascico e nei giorni successivi lo stesso giornalista è stato attaccato durante una conferenza stampa da Salvini, che ha velatamente associato il reporter alla figura di un pedofilo. Lasciando per il momento da parte eventuali commenti circa la convenienza di simili uscite da parte di un ministro della Repubblica, sulla scia della figura del vicepremier-influencer, quella della “ritorsione” social non sembra un’ipotesi da scartarsi a priori.