di Aurora Mandelli (vanityfair.it, 19 febbraio 2024)
Se i brand fanno politica, la politica può usare la moda? Sicuramente Donald Trump non poteva che essere il primo leader a lanciarsi in questa impresa. L’ex presidente degli Stati Uniti, attualmente in corsa per le prossime elezioni, ha ufficialmente firmato una linea di sneakers limited edition chiamata Never Surrender High-Tops. Con tanto di promozione a mo’ di influencer effetto shoc.
Dopo che il giudice di New York Arthur Engoron ha ordinato a Trump e alle sue aziende di pagare una sanzione pari a 354,9 milioni di dollari per frode finanziaria e fiscale, il candidato politico si è presentato senza preavviso allo Sneaker Con, una convention di calzature a Philadelphia, per presentare raggiante il suo nuovo gioiellino tra fischi e applausi. Obiettivo prime pagine (ad attenzione virata) raggiunto.
Seguendo la scia dei prodotti a marchio Trump, ecco le prime calzature della storia del political branding: un paio di sneakers dorate, lacci compresi, con il dettaglio della bandiera americana sul retro e l’iniziale della “T” in rilievo, completate da una suola rossa e bianca. Vendute al dettaglio per la modica cifra di 399 dollari con pre-order e spedizione prevista per luglio 2024, sono già sold out.
Il sito web GetTrumpSneakers.com le descrive come «un vero oggetto da collezione: audace, dorato e resistente, proprio come il presidente Trump». Dichiarando inoltre di non avere alcun collegamento con la sua campagna politica, nonostante la licenza del marchio provenga da CIC Ventures LLC, società appartenuta all’ex presidente che probabilmente gli garantirebbe gran parte delle entrate, e i funzionari che lo appoggiano nella corsa alla presidenza abbiano prontamente promosso la vendita con dei post on line.
Una volta espressa la sua sincera emozione durante la kermesse, Donald Trump non si è trattenuto dallo scagliarsi contro la famigerata sentenza paragonandola a uno stratagemma elettorale. Ma non è tutto. In questa nuova operazione di marketing funnel troviamo addirittura prodotti di cross-selling, come due modelli di scarpe più economici nelle nuances del rosso o bianco, e il profumo portafortuna Victory 47 (sarebbe il 47° presidente se eletto nuovamente) per poco meno di 100 dollari.
D’altra parte, da quando ha lanciato la sua terza campagna prima di questo re-styling, è impossibile dimenticare la vendita dei brandelli dell’abito blu indossato durante l’arresto, o le cards da collezione in versione cartoon, le bevande e le armi da fuoco con la sua firma e la sua immagine. Sicuramente uno spirito imprenditoriale a dir poco eclettico. Tanto che vien da chiedersi dove vada a pescare certi guizzi d’ingegno.
E, a questo proposito, è alquanto curioso notare come nell’ultima mostra dell’artista Gary Simmons, al Pérez Art Museum di Miami dal 5 dicembre al 28 aprile, tra i grandi murales spicchi l’istallazione Lineup del 1993, in cui una fila di scarpe da basket placcate in oro strizza l’occhio al nuovo modello trumpiano. Secondo il caro Oscar Wilde la vita imita l’arte molto più di quanto l’arte imiti la vita, al punto che la rassegna Gary Simmons: Public Enemy suona oggi più “brillante” che mai.