(huffingtonpost.it, 21 giugno 2018)
Alla fine è passata la linea del buon senso, ma per i media americani determinante è stato il ruolo delle donne di casa Trump, Melania e Ivanka. Dalla Silicon Valley a star come Bruce Springsteen e Bono Vox, dai repubblicani agli evangelici sino a Theresa May, il presidente americano Donald Trump era stato travolto da una pressione planetaria di indignazione per la separazione di oltre 2.000 bambini dai genitori che varcano illegalmente la frontiera Usa-Messico, culminata con la condanna del Papa contro una politica “immorale”.
Alla fine The Donald cede e, pur non rinunciando alla politica della tolleranza zero, fa retromarcia. Dopo che la sua ministra dell’interno Kirstjen Nielsen è stata costretta da manifestanti a lasciare un ristorante messicano scelto incautamente, il presidente ha firmato un ordine esecutivo per tenere insieme le famiglie dei migranti clandestini, anche in strutture che possono essere messe a disposizione o costruite dal Pentagono. Evitando così una separazione che sino a ieri riteneva obbligatoria per legge, dopo che il ministro della Giustizia Jeff Sessions già ventilava test del Dna per verificare i rapporti di parentela tra minori e genitori. «Vogliamo sicurezza per il nostro Paese ma allo stesso tempo abbiamo compassione, vogliamo tenere le famiglie unite», ha detto Trump dopo aver twittato «Vogliamo “cuore” e sicurezza in America!». Alla fine quindi, anche se per motivi elettorali e di immagine, è prevalso il cuore invocato da Melania, la first lady che – secondo una fonte della Casa Bianca citata dalla Cnn – avrebbe lavorato dietro le quinte per spingere il marito ad agire. Ivanka invece ha rotto il suo lungo silenzio per ringraziare il padre e invitare il Congresso ad «agire adesso e trovare una soluzione duratura che sia coerente con i nostri valori condivisi; gli stessi valori che in tanti vengono qui a cercare nel tentativo di creare una vita migliore per le loro famiglie». Trump ha persino rinviato il tradizionale picnic con i parlamentari e i loro familiari previsto alla Casa Bianca: «Non mi sembra giusto farlo», ha spiegato, timoroso che circolassero scene di divertimento in contrasto con quelle dei bimbi che piangono nelle gabbie alla frontiera. Con la sua mossa il tycoon dà ragione di fatto ai vituperati democratici, secondo cui il presidente ha il potere di mettere fine alla separazione dei bimbi. E mette una toppa in attesa di un voto incerto domani al Congresso. Il disegno di legge sponsorizzato dallo speaker Paul Ryan prevede lo stop alla divisione delle famiglie, il finanziamento del muro e un percorso per dare la cittadinanza a circa 1,8 milioni di “dreamers”, i figli di immigranti irregolari arrivati nel Paese quando erano minorenni. Ma i dem sono contro il muro, mentre l’ala più radicale dei repubblicani è contro i “dreamers”. Il leader Usa ha giocato così d’anticipo per sedare una protesta dilagante contro un dramma che non paga in termini elettorali, come confermano i sondaggi. Gli si erano messi contro persino il governatore repubblicano della Florida Rick Scott e gli evangelici, cruciali per la sua elezione e per il voto di midterm, in cui il miliardario Michael Bloomberg ha annunciato proprio oggi di voler spendere almeno 80 milioni di dollari a favore dei democratici. La linea dura della Casa Bianca contro l’immigrazione illegale ha provocato un’alzata di scudi anche nel mondo dell’entertainment. A Broadway, Springsteen ha condannato come “disumana” la separazione dei bambini e ha accusato Sessions e la portavoce di Donald Trump, Sarah Sanders, di aver profanato la Bibbia quando hanno invocato San Paolo a giustificazione della linea della fermezza. «Non posso pensare a una cosa più anti-americana» gli ha fatto eco il cantante degli U2, Bono. Anche la Silicon Valley e Corporate America attaccano la politica migratoria di Trump: da Apple a Google, passando per Facebook, Microsoft e Airbnb. «È inumana, va fermata», secondo Tim Cook. «Dobbiamo fermare questa politica ora», ha scritto Mark Zuckerberg sulla sua pagina Facebook. Anche le compagnie aeree American e United Airlines si sono schierate contro la separazione delle famiglie.