di Mario Sesti (huffingtonpost.it, 2 agosto 2023)
Fidel Castro chiese una volta a Maradona come si tira il rigore perfetto. Maradona gli rispose che glielo avrebbe rivelato se Fidel Castro avesse accettato di scambiare il suo berretto con una sua maglietta da calciatore. Fidel accettò. E Maradona confessò che il vero segreto era mirare al portiere. Senza esitazioni. Fidel continuò a chiederglielo per anni, forse senza capire se Maradona lo stesse prendendo per i fondelli o meno.
È una delle tante, tantissime storie su Maradona che Diegopolitik. L’ultimo grande leader del ’900 (Bibliotheka Edizioni) contiene. Boris Sollazzo, infatti, il suo autore, prima di essere un giornalista e critico cinematografico è innanzitutto un buon cronista capace di stanare i fatti. E di costruirci sopra solide e appassionate opinioni. Maradona fu anche, e forse soprattutto, un attivista della politica?
I suoi nemici fondamentali sono sempre stati soprattutto gli Stati Uniti e in particolare i condizionamenti che hanno esercitato negli affari politici ed economici nei riguardi dell’America Latina: forse l’uomo che Maradona abbia più disprezzato nella sua vita è stato proprio Henry Kissinger, in quanto, per decenni, è stato il vero regista della politica americana nel Sud del continente.
Non è l’unico Sud per il quale Maradona abbia rappresentato una via di mezzo tra un eroe calcistico e una creatura semidivina. Anche per queste ragioni Sollazzo insiste sul rapporto con Napoli e coi napoletani: «Per noi napoletani è stato l’unico demone che ci ha portati in Paradiso. Il suo non è stato un addio, ma una fuga. Ed è un dolore quando un napoletano deve fuggire via dalla sua città». Maradona, secondo Sollazzo, ha restituito orgoglio e centralità a una città che era Capitale e ora è misera provincia ridotta al baratro. La cosa è reciproca: i napoletani non l’hanno mai tradito, a differenza, ad esempio, dei suoi connazionali argentini. Diego per i napoletani è stato un modello, un riferimento totale: un padre, una madre, un fratello, un amico, il compagno di giochi e di illusioni, il riscatto dei napoletani. Spingeva loro a essere migliori, senza perdere la loro identità e la loro tenerezza.
Il libro di Sollazzo, che si apre con una introduzione di Di Battista, contiene una intervista a Luigi De Magistris e ricostruisce con generosità, e voluttà, la biografia del calciatore più importante nella storia del calcio, dopo Pelé, senza tralasciare anche le leggende più oscure (come quella che parla del fatto che avrebbe accettato soldi da Escobar per giocare una partita nella sua prigione). Ma soprattutto è animato dagli inseguimenti e dagli incontri in prima persona in occasione di festival e della presentazione del film che Kusturica gli ha dedicato [Maradona by Kusturica, 2008 – N.d.C.]. Come tutti i veri giornalisti Sollazzo sa che, al confine dei fatti, nella istantanea finale, il lettore deve intuire l’orlo dell’ombra del corpo del cronista.