di Alessandro Frau (agi.it, 24 novembre 2024)
C’è un’aria pulita in Bluesky. Esattamente come quella che si respirava agli albori di Twitter, pensato e creato da Jack Dorsey, e che poi si è deteriorata, diventando quasi irrespirabile, dopo l’avvento di Elon Musk e la trasformazione in X. Per parafrasare un po’ una famosa canzone di Riccardo Cocciante, noi transfrontalieri dei social, abituati a spostarci da una piattaforma all’altra, stiamo vivendo una “celeste nostalgia”, ricordando uccellini, pensieri espressi in 140 caratteri e conversazioni (quasi) civili.
Ed è una nostalgia che ci fa bene, almeno fino a quando il social alternativo a X riuscirà a difendersi dai troll, dallo spam, dal porno e dai leoni da tastiera. Il rischio, però, è quello di riversare troppe aspettative in questo passaggio dall’uccellino alla farfalla, il simbolo di Bluesky, illudendoci di tornare a un mondo che fu, di cui ricordiamo spesso il profumo delle rose ma non le spine. Perché come scrisse, con una punta di genialità, Stephen King, “quando c’è in ballo il passato, tutti diventiamo romanzieri”.
La piattaforma fondata da Jay Graber ha rapidamente superato i venti milioni di utenti e si prevede che a breve supererà i trenta milioni. Siamo ancora parecchio lontani dai numeri delle altre sorelle social ma la crescita delle ultime settimane è esponenziale, quasi un milione al giorno, e non è detto che tale aumento si arresti a breve. Per ora, se dovessi trovare un’altra metafora, approdare su Bluesky è come decidere di passare un periodo rigenerante di riposo in montagna dopo essere rimasti intossicati dai fumi di scarico della città. Non è assicurato che duri ma, intanto, si prova a respirare a pieni polmoni, sapendo che in un luogo ancora così piccolo la tossicità delle relazioni e delle conversazioni malsane fatica ad attecchire.
Questo repentino aumento di popolarità è in gran parte attribuito alla disillusione degli utenti nei confronti di X, dall’uso “politico” che ne ha fatto Elon Musk, in particolare dopo le recenti elezioni negli Stati Uniti. Bluesky ha registrato un notevole incremento nel coinvolgimento delle persone che si sono iscritte, con un utilizzo giornaliero aumentato di oltre il 500% dopo la rielezione di Donald Trump dello scorso 4 novembre. Del resto, l’acquisizione di Twitter da parte di Musk nell’ottobre del 2022, per 44 miliardi di dollari, e i successivi e controversi cambiamenti apportati alla sua natura avevano già portato a un esodo di utenti dalla piattaforma.
C’è chi ha provato a spostarsi su Threads, Hive o Mastodon, chi ha cercato respiro su Instagram e TikTok, chi ha semplicemente affisso il messaggio “chiuso”, disabilitando il proprio profilo, e chi, infine, lo ha semplicemente abbandonato al suo destino. Ma se, nelle ultime settimane, a lasciare sono anche testate influenti come The Guardian e La Vanguardia allora è facile comprendere come non si tratti di un capriccio, bensì di una vera e diffusa presa di posizione culturale. E a cui Musk dovrà, prima o poi, reagire.
Bluesky, che davvero esteticamente assomiglia al Twitter delle origini, si distingue per diverse caratteristiche importanti, come la personalizzazione dei feed, la facilità d’uso dell’interfaccia e l’impegno (per ora) di una libertà di parola che non sia fallacemente ridotta e sminuita dalla selezione algoritmica, a monte, dei contenuti. E poi, alla base di tutto, c’è quella riscoperta del “senso di comunità” (di community), di vicinanza e appartenenza, che entusiasma ogni inizio di relazione con un nuovo social.
II rischio di isolarsi nella propria comfort zone è evidente, ma per molti questa intenzione di isolamento è palese, apertamente dichiarata: c’è voglia di stare in un salotto dall’atmosfera rilassata, con le persone che piacciono, per discutere in pace e mettersi in discussione senza strepiti e urla. Il contrasto, l’opinione scorretta, il caos lo si cerca altrove, non è difficile trovarlo. Si va su Bluesky, oggi, per ritrovare compagni perduti nell’infinito marasma di fake news, bot e troll che hanno infestato X e Facebook. Il tutto anche grazie alla possibilità di personalizzare la moderazione della propria “bolla”, silenziando parole indesiderate e limitando contenuti non graditi.
La parola chiave è decentralizzazione. X o Threads, per fare qualche esempio, sono sotto il controllo di una nota e determinata entità, mentre Bluesky è costruita su un protocollo chiamato AT, open source, basato sulla portabilità dei contenuti personali (legati a questa realtà decentralizzata) da un server all’altro senza bisogno di una cooperazione. Gli utenti, cioè, possono condividere i loro pensieri con altre reti che utilizzano lo stesso protocollo, garantendo una maggiore libertà di espressione e un maggior controllo dei propri dati personali. E hanno anche la libertà di costruire qualcosa che abbia valore.
Nato nel 2019 all’interno di Twitter, per volere di Jack Dorsey, Bluesky ha iniziato a camminare con le proprie gambe nel 2021, rendendosi indipendente dalla casa madre e provando la complicata strada del microblogging. È una Public Benefit Limited Liability Company (Pbllc), ovvero mira a promuovere il controllo degli utenti, la privacy e la libertà di espressione in un ambiente trasparente e senza dittatori onniscienti. Dorsey ha fatto un passo indietro nel 2024 lasciando il controllo nelle mani della Bluesky Social, Pbc, società indipendente che si occupa dello sviluppo del progetto. I suoi dipendenti, una ventina, hanno disputato nelle ultime settimane una vera maratona per garantire il funzionamento dei servizi e affrontare l’enorme afflusso di nuove utenze.
È presto per dire cosa succederà a Bluesky. In questi casi non è mai importante il “boom”, ma cosa succede dopo. Non bastano intellettuali, giornalisti, figure di spicco del panorama culturale ed editoriale a popolare un social. Servono le persone attive, le conversazioni, le relazioni, gli scambi intensi ma leali, le iniziative e le innovazioni di pensiero. Nessuno può scordare cosa è successo a realtà come Clubhouse.
Siamo sempre entusiasti di fronte a nuove possibilità di confronto con l’altro, soprattutto se lo spazio del primo appuntamento on line ci ricorda storie d’amore digitali che abbiamo vissuto, con trasporto e passione, in passato. Twitter, per molti di noi, è stato questo. E chiunque provi a ricordarcelo, Bluesky in primis, sa che le ferite sono difficili da rimarginare e la diffidenza è pari per intensità all’entusiasmo iniziale. Anzi, è lo scoglio da superare per dare vita a un rapporto che duri nel tempo. La nostalgia, da sola, non basta per guardare al futuro. Anche se è celeste, fatta di aria pulita e con un cielo, all’apparenza, terso e immacolato.