di Stefano Mentana (tpi.it, 12 gennaio 2021)
A partire dalla scorsa estate un particolare sakè prodotto dalla distilleria giapponese Mii No Kotobuki ha iniziato ad avere un’impennata di richieste dagli Stati Uniti, vendendo in un mese il triplo delle bottiglie rispetto a tutto l’anno precedente. Dopo l’iniziale sorpresa, gli addetti alle vendite si sono accorti che la ragione di tale successo era dato dal nome del sakè, chiamato Hojo Biden, proprio come quel Joe Biden che avrebbe di lì a poco sfidato Donald Trump alle presidenziali americane. La bevanda non si chiama così per ragioni di marketing: il nome Hojo Biden gli era stato dato nel 1996, quando Biden era “solo” un senatore del Delaware, e significa in giapponese qualcosa di simile a “crescita prolifica della bellezza pastorale”.Tuttavia questa omonimia, seppur casuale, non è l’unico caso di un marchio o un’azienda che ha un nome in comune con un politico. Nel 2005, ad esempio, Elena Carletti, assessora alla Cultura del Comune emiliano di Novellara, si trovava in vacanza a Pergamo, in Turchia, quando le cadde l’occhio su un negozio che portava un’insegna a lei familiare: Romano Prodi. Entrando si accorse che si trattava di una marca di jeans chiamata proprio come l’ex presidente del Consiglio italiano. La donna provò a chiedere la storia di quel nome, ma il personale del negozio parlava solo turco e la vicenda rimase avvolta nel mistero.
Ma, rimanendo tra gli ex presidenti del Consiglio italiani, non può mancare Silvio Berlusconi. Basta infatti digitare “ristorante Berlusconi” su Google per accorgersi che in Brasile come in Russia esistono ristoranti dedicati al leader di Forza Italia. Una storia particolare, tuttavia, arriva dalla Finlandia. Nel 2005 Silvio Berlusconi, all’epoca presidente del Consiglio, si era lasciato scappare la battuta secondo cui aveva “rispolverato le sue doti da playboy” con la presidente finlandese Tarja Halonen perché ritirasse la candidatura di Helsinki a ospitare la sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare in favore di Parma, aggiungendo che d’altronde non ci sarebbe stato alcun confronto tra il culatello emiliano e la renna affumicata. La battuta non fu apprezzata in Finlandia, e ne nacque un piccolo incidente diplomatico, ricomposto in tempi brevi tra i due Paesi. La catena di pizzerie finnica Kotipizza, tuttavia, lanciò tre anni dopo la “Pizza Berlusconi”, una pizza che come principale ingrediente aveva, guarda un po’, la renna affumicata.
Andando negli Stati Uniti, il principale brand legato al nome di un presidente lo dobbiamo a Theodore Roosevelt, chiamato affettuosamente “Teddy”, proprio come il “Teddy Bear”, il classico orsacchiotto di pelouche per bambini diffuso in tutto il mondo. Il pupazzo deve infatti il proprio nome a un episodio specifico nella vita di Theodore Roosevelt, grande amante della caccia, che nel 1902 si rifiutò di sparare a un cucciolo di orso bruno della Louisiana dopo che questi era stato ferito e legato a un albero. Lo fece, tuttavia, uccidere per porre fine alle conseguenze del trattamento che gli era stato riservato. Il gesto fu molto apprezzato, e ritratto in una vignetta del disegnatore satirico Clifford K. Berryman, che ritrasse l’orso con fattezze piccole e tondeggianti: aveva appena creato il prototipo del famoso orsacchiotto. A quel disegno ne seguirono altri, che resero popolari gli orsi di Berryman, e fu così che nel 1903 Morris e Rose Michtom s’ispirarono a tali vignette per i loro orsacchiotti di pelouche, messi in vendita nel loro negozio di Brooklyn con il cartello “Teddy’s Bear”. Inutile dire che il giocattolo ebbe un grande successo: il resto è storia.
Ma un presidente americano è in grado anche di dare il proprio nome ai locali della tradizione. È il caso di Bill Clinton, che, durante il G7 di Napoli del 1994, volle provare la vera pizza napoletana presso la storica pizzeria Di Matteo in via dei Tribunali. Quando, negli anni successivi, il capo pizzaiolo del locale Ernesto Cacialli volle mettersi in proprio decise di chiamare la nuova pizzeria “Dal Presidente” in memoria della visita di Bill Clinton.