Il lottatore giapponese Antonio Inoki, oggi senatore, è stato in visita a Pyongyang 32 volte. Nei fumetti era il nemico dell’Uomo Tigre. Ora parla di nucleare con i vertici dell’esercito
di Guido Santevecchi («Corriere della Sera», 16 settembre 2017)
Da quando nel dicembre del 2011 ha ereditato il potere assoluto, Kim Jong-un non ha incontrato alcun capo di governo straniero; l’ambasciatore britannico a Pyongyang, per vedere da vicino il Maresciallo, dovette accettare di salire su un vagone delle montagne russe che il giovane leader stava inaugurando. Nessun colloquio con Xi Jinping, il presidente della Cina che pure salva la Nord Corea dal collasso economico.I nordcoreani però hanno ricevuto un politico venuto dal Giappone, il Paese che hanno appena minacciato di «affondare con i missili nucleari». Si tratta dell’onorevole Antonio Inoki, parlamentare della Dieta di Tokyo. Un tipo che non passa inosservato Inoki: alto e grosso, ha il fisico da lottatore; e in effetti la fama se l’è costruita sul ring del wrestling, specialità tra lo sport e l’intrattenimento. Inoki, 74 anni, può vantare un record mondiale tra i politici internazionali: è stato ospite in Nord Corea 32 volte. La prima era stato invitato nel 1994, si dice su ordine di Kim Il-sung, fondatore della dinastia e nonno di Kim Jong-un. Il vecchio Kim era un appassionato di wrestling e Inoki era un grandissimo campione. Il viaggio quella volta non si fece, perché sulla via per Pyongyang Antonio fu fermato dalla notizia della morte di Kim Primo. Andò l’anno dopo e da allora altre 31 volte. Inoki non ha visto Kim Jong-un: di ritorno a Tokyo ha riferito alla stampa locale di aver visitato lo zoo, assaporato liquore di ginseng e discusso di temi nucleari con dignitari di alto rango. «Ri Su-yong, vicepresidente del partito dei Lavoratori, mi ha detto che i test nucleari proseguiranno…» ha detto Inoki. Questo lo sapevamo già, ma vista la gravità della crisi pare che qualcuno nel governo giapponese vorrà sentire una sua relazione di prima mano su quel che si percepisce a Pyongyang. Con 32 visite il lottatore-parlamentare batte un altro ex sportivo, l’ex star del basket Nba Dennis Rodman soprannominato «The Worm», Il Verme, durante la sua carriera di cestista. Il campione però può vantare di essere amico personale di Kim Jong-un, appassionato di pallacanestro fin dai tempi in cui 15enne era stato mandato in un collegio in Svizzera. E poi, Rodman al momento è il personaggio americano di più alto profilo ricevuto a Pyongyang (5 o 6 comparsate dal 2013). «The Worm» è un tipo vulcanico e controverso, con trascorsi di eccessi alcolici. E ama raccontare: «Per me andare lì e incontrare Kim Jong-un è una faccenda di amicizia e divertimento, si va a cavallo, sciamo, beviamo, cantiamo insieme al karaoke, non parliamo quasi mai di politica». Rodman, come Inoki, dice che vorrebbe aiutare a trovare la pace con la Nord Corea. Le esperienze dell’ex lottatore giapponese e dell’ex cestista americano sono comunque utili agli analisti chiamati a tracciare un profilo psicologico a distanza di Kim. Come ha onestamente riconosciuto Jon Wolfsthal, ex direttore della «Non proliferazione nucleare» del presidente Obama: «La verità è che non sappiamo neanche che cosa mangi a colazione Kim» (Rodman ha riferito che beve Tequila). Un’altra domanda senza risposta: perché il Maresciallo dedica il suo tempo a personaggi come Inoki e Rodman? Secondo il professore Nam Sung-wook, ex dirigente dell’intelligence sudcoreana, «Kim ha un quoziente d’intelligenza medio-alto, pericoloso».