di Paolo Molinari (agi.it, 23 ottobre 2021)
Vecchie fotografie in bianco e nero, un po’ ingiallite, mostrano un ragazzo dal fisico asciutto, con i capelli ricci e nerissimi, stringere la mano a Pietro Nenni e Sandro Pertini. Iniziavano allora, insieme, carriera artistica e passione politica di Enrico Montesano, fra alti e bassi, infatuazioni e ripensamenti, accelerazioni brucianti e frenate repentine. Così in teatro e al cinema come in piazza e fra gli scranni del Campidoglio e del Parlamento Europeo. La foto con Pietro Nenni è, naturalmente, più antica e risale agli inizi della carriera, quando Montesano riempiva i teatri della Capitale assieme a Gabriella Ferri e cominciava ad affacciarsi sul grande schermo con un titolo che, a leggerlo oggi, suona beffardo: Io non protesto, io amo.
Oggi, Montesano protesta eccome. È il volto più conosciuto del movimento No Vax e No Green Pass. Allora, era la metà degli anni Settanta, Montesano aderiva invece al Partito Socialista e lo faceva in maniera tanto convinta da partecipare a una iniziativa dell’ufficio “Stampa e propaganda” del partito. Un disco formato 45 giri in cui l’attore impersonava sé stesso e un anziano signore di nome Pio, intento a leggere il giornale che riportava la notizia di una nuova ondata di licenziamenti: «Sono sempre gli stracci che saltano, mai una volta che apri il giornale e leggi: speculatore minacciato di licenziamento», dice Montesano prima di dare la sua ricetta per il Paese: «Ma come che si deve fare per cambiare la situazione? Uno dei pochi diritti che ci sono rimasti è il voto, che se non stiamo attenti diventa un “ex voto”. E per chi vorresti votare? È chiaro: Psi». Era il 1975 e il Partito Socialista Italiano si preparava alle elezioni regionali nelle quali si attestò a un decoroso 11,92% dietro alle corazzate Dc (35,27%) e Pci (33,46).
Il successo del Montesano artista, al contrario, sembra non conoscere rivali e nel 1981 viene lanciato nell’empireo dei grandi del teatro con Bravo!, musical che firma assieme a due giganti come Garinei e Giovannini. Negli anni successivi inanella un film dietro l’altro, tutti di successo. L’apice della carriera dell’attore viene raggiunto però con una edizione record di Fantastico: 12 milioni di spettatori di media, con punte di oltre 14 milioni. È il 1988, il blocco sovietico di lì a poco sarebbe deflagrato. Quando accade, Montesano si rimette in gioco in prima persona, questa volta con la “gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto che, alle politiche, andrà però a sbattere contro il muro eretto da Silvio Berlusconi contro il “pericolo comunista”. Con il Pds, Montesano si candida alle elezioni comunali di Roma risultando il più votato della lista con 8.300 preferenze. L’anno successivo si presenta alle europee e viene eletto con 144.004 preferenze.
L’esperienza al Parlamento Europeo, tuttavia, lo delude. Mesi dopo la sua elezione dirà, tra l’altro, «Non vedo una Europa dei popoli, ma dei burocrati». Si dimette dall’incarico il 24 ottobre 1996, prima di maturare il vitalizio. Contemporaneamente, declina la sua carriera artistica. Fatta eccezione per qualche comparsata televisiva Montesano rimane lontano dai set fino al 1999, quando porta in scena E meno male che c’è Maria [un adattamento teatrale del film Mrs. Doubtfire (di Chris Columbus, 1993) – N.d.C.]. Da quel momento comincia un lento ma progressivo avvicinamento al centrodestra, che culminerà con il sostegno a Gianni Alemanno alle elezioni amministrative di Roma nel 2008. «Lo dissi già sette anni fa, alla fine del secondo Rutelli e quindi in epoca non sospetta, che per Roma era utile un cambiamento. E sono contento che questo cambiamento sia avvenuto con Alemanno anche perché Roma aveva ormai una sorta di cappa dal punto di vista economico-amministrativo che la schiacciava», l’endorsement dell’attore.
Con i primi Vaffa Day e la nascita del MoVimento 5 Stelle, tuttavia, Enrico Montesano comincia ad avvertire un certo interesse per i temi di cui il partito del “collega” Beppe Grillo si fa portabandiera. Partecipa ad alcune iniziative con i pentastellati; non si iscrive, tuttavia, preferendo aderire al Movimento Libertario. È l’anticamera dell’impegno politico degli ultimi due anni. È attivo contro la diffusione del 5G e partecipa alla manifestazione del gruppo Alleanza Stop 5G: «La maggior parte dell’umanità è predisposta alla sottomissione ed è inconsapevole. C’è invece un piccolissimo gruppo di persone che sono “difetti di fabbricazione”, voi, perché siete sfuggiti al controllo della linea di produzione», dice dal palco di Piazza del Popolo, presentandosi per la prima volta con il baschetto azzurro che diventerà il suo personale (per ora) simbolo politico. E oggi, a settantasei anni, si spinge a prefigurare una nuova formazione: «Il futuro è creare una forza che ci rappresenti». Dal Psi al Pds, da Alemanno ai grillini, fino alla piazza No Vax. Un percorso non privo d’incongruenze, forse, punteggiato da infatuazioni e separazioni traumatiche e repentine. «Ma io non sono cambiato», assicura Montesano, «io non mi sono mosso. Sono i partiti ad essersi spostati».